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Milvio Mondelli nelle vesti di rugbista: è stato un pilastro del Civitavecchia Rugby Centumcellae - Foto Antonio Margioni
CIVITAVECCHIA - Se ne è andato giovedì notte il mitico Milvio Mondelli, più noto a tutti come “Er Pirata” e con questa eccezionale persona se ne è andato un importante pezzo di sport cittadino e di quella Civitavecchia bella di una volta che oggi non c’è più. Oggi pomeriggio alle ore 15 nella parrocchia di San Gordiano il parroco don Ivan celebrerà il suo funerale e tutti gli amici e parenti potranno dargli l’ultimo saluto.
[caption id="attachment_399034" align="alignleft" width="300"] Mondelli in tempi più recenti: “Er Pirata” se n’è andato all’età di 85 anni[/caption]
Milvio era un grande uomo e un personaggio molto noto in città, perché è stato un grande sportivo nel calcio e poi nel rugby e fino alla fine si è sempre speso per lo sport e per i giovani. Ormai Milvio era per tutti “Er Pirata” e tutti gli sportivi hanno avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo: perché era buono, simpatico, allegro, sincero, schietto e diretto, di compagnia e sempre pronto a dare una mano. Aveva sempre tanti aneddoti simpatici da raccontare e per molti ragazzini e giovani è stato una sorta di papà: lui per loro non era solo il mister, ma si dedicava a loro come se ognuno fosse suo figlio. Ha impartito lezioni di sport ma anche di vita infondendo sani principi e valori. Dopo aver smesso di allenare passava il tempo nelle tribune a guardare le partite e ad aiutare chi poteva. A vederlo sembrava burbero, invece era generoso e voleva bene a tutti e in ognuno che ha conosciuto ha lasciato un segno indelebile. Era nato a Civitavecchia il primo settembre del 1936 e da tantissimi anni era sposato con l’amata moglie Marisa Mazzoli (anche lei lo chiamava “Pirata”).Tutto il mondo dello sport cittadino piange la sua scomparsa e si stringono intorno alla moglie Marisa, ai figli Dario e Sabrina (l’altro figlio Sergio è morto 15 anni fa) e ai suoi adorati nipoti: Daniele, Dylan, Gloria, Sara, Simone e Francesco. Ha lavorato fino al momento della pensione al porto con la Compagnia Portuale Roma. Cominciò a giocare a rugby a metà degli anni ’50: prima giocava a calcio, ma era stato squalificato a vita per aver picchiato un arbitro. Fu uno dei pionieri del rugby civitavecchiese: giocava nel ruolo di tallonatore ed era molto forte fisicamente, ma la sua dote principale è che aveva un calcio potente ed estremamente preciso. È stato uno dei leader del Civitavecchia Rugby fino all’inizio degli anni 70, poi andò a fare l’allenatore dei portieri di calcio. Con lui il Civitavecchia sfiorò la promozione in serie B nel 1971, perdendo lo spareggio contro il Firenze. Dopo la squalifica a vita dal calcio passò al rugby su spinta del fratello ma, come raccontava lui, soprattutto per l'incontro con Vincenzo Astuti (Cefalò) presso il bar Maroncelli e per sfida andò a provare, ma poi ci prese gusto. Dopo un mesetto di allenamento con mister Palomba fece il suo esordio a Roma nella sfida amichevole contro il Cus Roma come terzo centro: entrò nel secondo tempo e mise dentro ben quattro calci piazzati consecutivi perché aveva un sinistro micidiale e infallibile ricevendo anche i complimenti dell’allenatore avversario e da quel giorno guidò la squadra civitavecchiese per quasi 15 anni. Con il suo gioco, le sue doti, la sua grinta e il suo amore per il calcio e il rugby ha lasciato il segno. Tutti quelli che lo hanno conosciuto all’unisono dicono che «ha sempre amato lo sport e i ragazzi che ha allenato dopo aver smesso».
Il giornalista e rugbista Alessio Vallerga di lui dice: «Era una prima linea in mezzo a fango e avversari non proprio amichevoli. Le partite al Fattori del Civitavecchia Rugby erano momenti epici rispetto a un mondo ovale che oggi non c’è più. Preparatore dei portieri e presenza importantissima per i piccoli rugbisti, negli ultimi anni era sempre presente al Moretti della Marta per le celebrazioni dei tornei dedicati ai grandi del passato come Sergio Buso e Massimo D’Angelo o Giulio Saladini, con i quali aveva condiviso campo e spogliatoi, risse e bevute. Abrasivo dal cuore immenso, non c’è nessuno in città che gli abbia voluto male».
Lo scrittore ed ex rugbista civitavecchiese Danilo Catalani nel suo libro sulla storia del rugby lo definisce “Una sorta di John Belushi locale”.
Lo stesso Mondelli soleva raccontare: “Il mio occhio sinistro aveva la palpebra calata dalla nascita. Una volta, avrò avuto 12 anni, entrai in campo con una bandana sulla fronte e un po’ per l’occhio, un po’ per la bandana, qualcuno mi disse: ma chi sei, er pirata?”. E da quel giorno fu per sempre per tutti “Er Pirata”.
Danilo Catalani, dopo aver appreso la notizia ha commentato: «Stanotte er Pirata ha passato la palla. Grazie Milvio. Dalla tua bandana hai tirato fuori decine di rugbisti, di calciatori e uno scrittore».
Rammarico e dolore in casa Crc: «È difficile considerare che giocava a tallonatore e piazzava i calci anche da 60 metri.Era un pezzo di storia del Crc conosciuto in tutta Italia. Era stato squalificato a vita dal calcio e alla prima partita a Rugby lo fecero giocare a numero 8. Alla prima palla alta entrò in rovesciata e da lì nessuno lo dimenticherà mai».
Innumerevoli i messaggi di cordoglio. Il presidente del Crc, Andrea D'Angelo sottolinea: «Un altro pezzo di storia del Rugby Civitavecchia ci ha lasciati. Grande tristezza e dolore. Condoglianze alla famiglia. Riposa in pace Pirata».
Rammarico e cordoglio espresso poi da Pino Antonucci, ex presidente del Campo Oro Calcio: «"Grinta ed educazione Presidente. È quello che dobbiamo insegnare oltre al calcio ai ragazzi della Polisportiva Quartiere Campo dell’Oro. Fidate. Fatte fa’ dar Pirata!". E cosi è stato. Grazie per i grandi valori che ci hai lasciato, mister Milvio Mondelli. Mancherai a tutti noi. Che la terra ti sia lieve amico mio. Un grande abbraccio alla famiglia».
Angelo Cucinotta: «Oggi (ieri, ndr) il movimento rugbistico civitavecchiese ha perso un grande protagonista, un lottatore generoso, un appassionato di rugby fino al fanatismo, un compagno di battaglie da tregenda. Ciao Milvio, ti vogliamo tutti bene».
Vincenzo Agostini: «Ciao Pirata, ti porterò sempre nel mio cuore, con affetto, per sempre. Rip e che Dio ti abbia in gloria. Ora riformerete una linea formidabile lassù in Paradiso: tu, D’Angelo, Agostini e Ceccarelli. Mi raccomando, non fate a cazzotti altrimenti San Pietro vi manda in Purgatorio. C’è Mario Palomba che vi protegge. Ciao Milvio, salutaci tutti i fratelli rugbisti».
Giampaolo Scoppa: «Grande perdita, una bella persona, leale, intelligente e dotato di grande simpatia e carica umana. Sono sicuro che si farà apprezzare e benvolere anche nella sua nuova vita. Un abbraccio con profondo cordoglio ai familiari».
Patrizio Messere: «Grande mister. Unico pirata. Ci mancherai. Un abbraccio a tutta la famiglia, alla moglie e al figlio Dario un abbraccio grande».
Francesco Costa: «Grande mister. Feci na papera e lui mi disse: “li mortacci, ma come te chiamano ’er quaglia?” Che la terra ti sia lieve».
Addolorato anche il preside dell'Ic Galice di Civitavecchia e dell'istituto Mattei di Cerveteri Roberto Mondelli, nipote del Pirata: «È una perdita veramente dolorosa perché era un uomo eccezionale a cui volevo veramente bene. La moglie di Milvio, mia zia, è anche la sorella di mia madre, quindi per me era zio due volte e lo consideravo un secondo padre».
Addio Milvio, per sempre “Er Pirata” buono di tutta Civitavecchia.
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