Erano tanti i viterbesi questa mattina a Piazza del Plebiscito per la festa dell’Unità nazionale e delle forze armate. La cerimonia è entrata nel vivo con l’ingresso in piazza del Prefetto uscente Antonio Cananà che, accompagnato dal generale di Brigata Roberto De Vergori, ha passato in rassegna le truppe. In piazza tutte le massime autorità civili, militari e religiose del capoluogo, accanto al prefetto, la sindaca di Viterbo Chiara Frontini, il presidente della Provincia Alessandro Romoli, il vescovo Orazio Francesco Piazza, il questore Fausto Vinci e il vice comandante provinciale dei carabinieri Pierugo Todini. Schierati sui lati i labari delle associazioni combattentistiche e d’arma, il gonfalone di Viterbo e molti sindaci di Comuni della Tuscia.

«Questa di oggi è la mia ultima uscita come prefetto di Viterbo - ha detto Cananà, dopo la lettura del messaggio presidenziale - mi mancherete tutti, e mi mancherà questa città, le sue persone e vederla la mattina quando esco per prendere un caffé». Poi rivolto alla sindaca: «Mi raccomando gliela affido, la mantenga sempre così bella». Cananà dopo solo un anno e mezzo da prefetto, il 14 prossimo novembre partirà per Roma dove assumerà un nuovo e prestigioso incarico presso il ministero dell’Interno. «Oggi viviamo purtroppo da spettatori inermi, la situazione mondiale - ha detto la Frontini - ed oggi più che mai i valori di questa ricorrenza evidenziano come le istituzioni debbano unificare i valori di unità e democrazia. Mai come in questo momento storico, siamo messi di fronte all’evidenza di quanto sia necessario uno sforzo costante per proteggere la pace». La parola è poi passata al generale comandante della scuola marescialli: «Chi dona la vita alla patria deve vivere per sempre nella memoria». In piazza del Plebiscito il comandante della scuola allievi sottufficiali dell’Esercito, il generale di brigata Roberto Vergori, il giorno dell’Unità nazionale e delle forze armate.

«Oggi il nostro pensiero va a chi ha sacrificato la vita per rendere l’Italia libera, indipendente e democratica - ha detto De Vergori nel suo discorso - Il sogno del Risorgimento venne realizzato con un moto di coscienza che ci rese un popolo e, ricordare quei momenti storici è un appello a valori che devono essere trasmessi alle nuove generazioni per essere un punto di riferimento per tutti». Infine il presidente Romoli nel suo discorso ha ricordato gli uomini e le donne che sacrificando la loro vita hanno permesso che oggi sventoli il tricolore su l’Italia: «E’ grazie al sacrificio di chi ha vissuto tempi di guerra se esisto tempi di pace. Il sacrificio di quelle persone non va mai dimenticato, è e deve rimanere un monito benefico affinché si cerchi sempre la pace. La pace non va mai data per scontata, e questo giorno ci ricorda quanto importante essa sia». La cerimonia si è conclusa con la consegna dei cavalierati del lavoro della Repubblica. A consegnare i riconoscimenti oltre al prefetto, anche i sindaci dei comuni di appartenenza degli insigniti.

Di seguito l’elenco delle persone premiate: Alfonso Amaturo, colonnello guardia di finanza; Andrea Lo Cicero, mondo del sociale; Francesco Allegrini, ispettore del ministero dell’agricoltura; Silvia Aquilani, dirigente Asl; Mauro Bianchi, sostituto commissario in quiescenza della polizia di Stato; Roberta Castellani, infermiera dell’Ares 118; Giovanni Ceccacci, donatore di sangue dal 1990; Gianpaolo Chiarafini, donatore di sangue dal 1983; Enrico Cioccolini, donatore di sangue dal 1992; Maria Teresa Fanelli, dirigente medico; Tito Ferruzzi, infermiere dell’Ares 118; Elena Innamorato, volontaria della Croce Rossa; Angelo Macera, maggiore dell’Esercito; Antonio Mancini, commissario della polizia di Stato; Daniele Pisani, colonnello dell’Esercito; Cristian Silvestri, volontario della Croce rossa; Guglielmo Trombetta, tenente colonnello dei carabinieri.