LADISPOLI – Solo le previsioni meteo potrebbero far sì che il ponte del Primo Maggio non renda, almeno per le strutture all'aperto, come quello del 25 Aprile. Con lo stop a tutte le restrizioni in materia di emergenza sanitaria, e l'arrivo ormai prossimo dell'estate, anche il litorale a nord di Roma inizia a tornare a pieno regime. Sold out lo scorso week end per i ristoranti. Un po' meno (come ci si poteva aspettare) per gli stabilimenti balneari che però guardano alla stagione estiva con ottimismo, anche se non tutti. Colpa non di certo delle prenotazioni. Quelle ci sono e iniziano a riempire le agende. «Se il tempo ci aiuta dovremmo andare bene», ha commentato il rappresentante di Assobalneari Ladispoli, Ugo Boratto. I costi di lettino e ombrellone, paragonandoli a quelli dello scorso anno, sono rimasti pressocché invariati. Ci si aggira intorno ai 1400 euro. «Abbiamo già molte richieste e prenotazioni», ha aggiunto. Per quanto riguarda il numero di file di ombrelloni, la situazione dovrebbe invece rimanere invariata rispetto agli anni della pandemia. Da una parte, come ad esempio nel caso di spiagge come quelle di Marina di San Nicola, perché la gente ha iniziato ad apprezzare la possibilità di avere maggiore spazio a disposizione così da godersi al meglio il relax in spiaggia. Dall'altra parte, invece, sul versante ladispolano, specie nella fascia centrale del lungomare Regina Elena, il problema è legato soprattutto all'erosione. Il mare negli ultimi anni è avanzato notevolmente “mangiando” metri e metri di arenile e costringendo, dunque, i gestori degli stabilimenti ad arretrare. «Se non ci uccide la Bolkestein, ci penserà l'erosione», è l'amaro commento di un gestore. Le scogliere che la Regione dovrebbe finanziare per 6 milioni di euro non si vedranno sicuramente prima del 2024 ma il rischio è che quei soldi potrebbero non bastare. Con la guerra in corso e i costi dei materiali aumentati a dismisura un po' in tutti i settori, non è escluso che con quei 6 milioni di euro la barriera che il Comune aveva immaginato da Torre Flavia a Palo, possa interrompersi prima a meno che i finanziamenti non vengano “rinvigoriti” da nuove “fonti”.

Sul tema Bolkestein, invece, la situazione è ancora una matassa tutta da sciogliere. «Siamo fiduciosi nel Governo e nella mappatura che dovranno fare», ha commentato Boratto. La sentenza dei giudici della Corte di Lussemburgo, infatti, ha spiegato come la direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo vada applicata in caso di “scarsità di risorsa”, ossia nell'impossibilità di rilasciare nuove concessioni. Ed è proprio per verificare se esista o meno il presupposto di “scarsità” che il governo dovrà mappare le coste italiane. L'idea del rappresentante locale di Assobalneari è che da questo studio emergerà come il demanio marittimo al momento occupato dagli stabilimenti «sia meno di quello che si pensi». Segno dunque che «potremmo uscire dalla Bolkestein». E questo potrebbe far tirare un vero e proprio sospiro di sollievo a chi si ritrova una concessione, magari acquistata da poco, e con le ordinanze dei comuni che le estendono fino al 2033. E al momento, il mancato dietro front da parte delle amministrazioni counali, nel rilascio delle concessioni al 2033, fanno ben sperare. In caso contrario si potrebbe configurare “il disastro”. «Se ho acquistato nel 2020 con concessione valida fino al 2033, facendo degli investimenti, e ora quel termine non è più valido, cosa faccio? Ho perso i miei investimenti?», pone l'esempio Boratto.

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