Nei primi due mesi del 2024 non si segnalano casi di morti sul lavoro nella Tuscia. E’ ancora presto per fare una valutazione sulle reali politiche di sicurezza ma, almeno per ora, sembra che la provincia di Viterbo sia su livelli che lasciano sperare in un’inversione di tendenza. I dati sono stati elaborati dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente di Vega Engineering e sono aggiornati mensilmente.

Nel Lazio si segnalano, nei primi due mesi dell’anno, la provincia di Latina (con un incidente mortale in un cantiere di lavoro che portano l’incidenza sul totale dei lavoratori censiti, ossia il numero di infortuni mortali ogni milione di occupati, a 4,7, rendendola 34° nazionale) e la provincia di Roma (con 7 morti sui luoghi di lavoro e un’incidenza sugli occupati pari a 3,8 che la fanno 37° in Italia). Le province di Viterbo, Rieti e Frosinone, fino al 29 febbraio 2024, non segnalano casi di decessi sul lavoro. Nei primi due mesi del 2024 in Italia si sono già contati 91 morti sul lavoro, escludendo gli infortuni in itinere, di cui 8 nel Lazio (14° su 20 per indice di incidenza).

La regione con l’indice d’incidenza più alto è la Valla d’Aosta con un indice di 17,6 ed un caso di morte sul lavoro, seguita da Trentino Alto Adige (13,8 e 7 decessi sul lavoro); Calabria (7,4 e 4 morti); Puglia (4,6 e 6 decessi) e Sicilia (4,3 e 6 morti).Le due regioni che, al 29 febbraio scorso, risultano senza morti sul lavoro sono solo la Basilicata ed il Molise. L’indice medio italiano è al 29 febbraio 2024 di 3,9 decessi ogni milione di occupati.

«Come Uil sono più di due anni che abbiamo fatto la campagna “Zero morti sul lavoro” ma, malgrado le nostre sollecitazioni e i nostri inviti al Governo, la situazione non cambia perché tuttora abbiamo tre morti al giorno» lo dice Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo, che, malgrado nel 2024 non ci siano ancora stati al 29 febbraio morti nella Tuscia, giudica ancora molto negativamente la situazione della sicurezza sui luoghi di lavoro.

«Per noi è una vera strage – continua Turchetti – abbiamo sempre detto che servono più controlli, investimenti, assunzioni di nuovi ispettori del lavoro perché, così come sono organizzati gli Ispettorati, non è possibile fare controlli a tappeto come ci sarebbe davvero bisogno». Tra le priorità, insieme a maggiore personale di controllo sui cantieri di lavoro, Turchetti inserisce anche di «inasprire le pene e maggiore formazione per i lavoratori e le aziende: non si può andare al lavoro e non tornare a casa perché non si applicano le misure di sicurezza».

Giancarlo Turchetti fa sua la battaglia del segretario nazionale della Uil Pierpaolo Bombardieri con la proposta di «inserire nel codice penale il reato di omicidio sul lavoro per inasprire le pene: esiste l’omicidio stradale, quello nautico ma ancora no quello sul lavoro. Nessun profitto in più vale la vita di una persona». La formazione, per Turchetti è altrettanto importante, perché «chi inizia un determinato lavoro deve essere informato sui rischi che si corrono e avere cognizione di tutti i dispositivi di sicurezza. E’ risaputo che la stragrande maggioranza degli incidenti mortali sui posti di lavoro - rimarca - non derivano da casualità ma da incuria e assenza di formazione e conoscenza approfondita su ciò che si compie quotidianamente per lavorare e sui sistemi che servono per evitare incidenti».