CIVITAVECCHIA – Un pomeriggio carico di emozione e di riconoscenza, di ricordo e di impegno per portare avanti la strada indicata negli anni scorsi da chi ha lasciato un’impronta importante, e non solo nel quartiere. 

San Liborio infatti ha riabbracciato oggi il vescovo Carlo Chenis: la sua statua, restaurata dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, è stata infatti posizionata nel piazzale antistante la chiesa che don Carlo aveva voluto, ideato e coprogettato.

«Dedichiamo questa scultura a un uomo che è stato servitore di questa Chiesa – ha detto il vescovo Gianrico Ruzza – con il suo magistero e il suo ministero gioioso, iniziato proprio il 24 febbraio del 2007 accompagnato dai giovani, il vescovo Carlo ci ha mostrato una strada per giungere al senso profondo della vita: la relazione con Cristo».

Molte le persone accorse alla cerimonia, oltre ai numerosi parrocchiani: le autorità cittadine, con il sindaco Ernesto Tedesco, i rappresentanti delle forze armate e dell'ordine, una numerosa presenza dei Cooperatori Salesiani (salesiano era infatti il vescovo Chenis) e delle aggregazioni laicali diocesane.

«Credo - ha detto Ruzza - che il vescovo Carlo abbia sognato e abbia anche provato in quel breve periodo che è stato qui a realizzare una diocesi che fosse carità perfetta con le parole di Francesco d'Assisi, che fosse annuncio esplosivo secondo la tradizione degli atti di Apostoli e che fosse casa per tutti, anticipando così un'idea che oggi per noi è consueta, ma non lo era certamente nel 2007: quella dell'ospedale da campo, di una Chiesa in mezzo alla gente. Già 17 anni fa aveva riconosciuto quelle ferite importanti della vita quotidiana, le stesse che oggi sono aggravate anche dal contesto internazionale. Da questa collina che guarda la città – ha aggiunto Ruzza –ci ispiri all’impegno: c’è un grido urgente dei giovani, la crisi delle famiglie, le difficoltà sul lavoro, la povertà incombente. Anche la diocesi non deve tirarsi indietro». Così come le istituzioni e la politica, ha sottolineato il vescovo, ricordando c he «ogni assenza di fronte al bene comune diventa una colpa». 

A prendere la parola è stato poi il parroco don Federico Boccacci, ricordando le tre visite pastorali di Chenis a San Liborio, la sua ultima visita telefonica, considerata la malattia, del 25 febbraio 2010 in occasione della “buonanotte del vescovo” nelle varie parrocchie. E soprattutto il suo insediamento come parroco, il 1 novembre 2009, proprio da parte del vescovo Chenis.

«Oggi è ancora attuale quanto ci disse in quell’occasione – ha spiegato don Federico – cioè continuare l’avventura di conversione del quartiere ancora troppo di case e appartamenti, per farlo diventare territorio socialmente abitato». E poi l’inaugurazione della mostra fotografica dedicata al compianto vescovo allestita nei locali della parrocchia, con il suono delle campane e la musica della banda Ponchielli a sottolineare l’importanza della giornata.