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CIVITAVECCHIA - Continua a far discutere la futura possibile riconversione della centrale Enel di Tva da carbone a metano. I risultati dello studio condotto dal Gruppo Interdisciplinare di Monitoraggio ed ambiente ha evidenziato criticità e dubbi sul progetto, ribadendo come non si tratti di una riconversione quanto piuttosto della realizzazione di un nuovo impianto, passando da 68mila e 228mila metri cubi di strutture.
Quanto emerso, a detta del presidente dell'associazione "Meno poltrone più panchine", Tullio Nunzi, "avrebbe dovuto suscitare l’immediata reazione di forze politiche per un territorio - ha spiegato - che da decenni è sottoposto a servitù, devastato, e dove l’Enel spesso ha indirizzato scelte e decisioni politiche. Comprendo la necessità dei problemi occupazionali, ma sempre secondo gli esperti, la centrale prefigurata potrebbe occupare mediamente 35 addetti, un decimo di quelli presenti a torre Valdaliga. Si è aperto un dibattito e spero che si continui a discutere sulle conclusioni del gruppo interdisciplinare".
Secondo Nunzi, oggi è necessario mettere fine ad ogni tipo di struttura inquinante, "perchè questo territorio è allo stremo ambientale. Lo dicono dati e studi; potremmo definirla Civitavecchia una "città olocausta”. Basta ad avere primati in negativo - ha aggiunto - basta ad invadenze e scippi, basta ad emergenze sanitarie e d’inquinamento. Non è possibile che da decenni l’Enel decida il futuro del territorio. Si dia vita a strumenti relativi per costituire una area di crisi industriale complessa e si restituiscano le aree al porto ed alla logistica, come ipotizzato da varie forze politiche; si metta l’Enel davanti alle sue responsabilità. Imprese, amministrazioni, sindacati si incontrino e impediscano la guerra assurda tra chi vuole tutelare l’ambiente e chi il lavoro. Aggiungo che per queste aree si pensi oltre che alla logistica, anche al turismo. Porto e turismo sono gli elementi di un sviluppo alternativo a quello energetico; il turismo in particolare vive di territorio ed ambiente, perchè il turismo è territorio. E, diciamo la verità, altre tre o quattro ciminiere non si concilierebbero con uno sviluppo turistico. Si inizi a pensare seriamente ad un distretto turistico, insieme ai comuni del territorio - ha concluso Nunzi - recuperando quella vocazione che questa città aveva fino a pochi anni fa e su cui nessuno ha mai tentato di investire seriamente e professionalmente. Le conclusioni del gruppo interdisciplinare sono la prova che nel momento in cui ci si affida a esperti, tecnici, professionisti competenti, i temi da discutere diventano stimolanti, concreti e realizzabili".