FIUMICINO - Dopo l’incidente della nave fantasma che si è andata a schiantare contro il Ponte 2 Giugno, esplode la polemica e l’opposizione va all’attaco.


«Il Sindaco parla di pericolosità sulla quale aveva già allertato le forze dell’ordine rispetto al barcone che per poco non ha provocato un disastro staccandosi dagli ormeggi e finendo contro il ponte 2 Giugno, ma sono parole che non possiamo farci bastare».


A parlare è Roberto Severini, capogruppo della lista civica Crescere Insieme.


«Già – prosegue Severini – perché in realtà la cosa era stata segnalata (e bellamente ignorata) da anni. Persino il delegato del sindaco per i problemi idraulici del territorio, Mario Russo D’Auria, in un articolo datato 14 febbraio 2018, all’indomani dell’inaugurazione del nuovo Ponte 2 Giugno, lanciò l’allarme».


«E a pochi metri dal bellissimo ponte 2 Giugno – scriveva Russo in un articolo – vediamo marcire una pericolosa imbarcazione buona solo per far ballare i topi. Se mai si staccasse in caso di piena sarebbe un disastro, per il ponte, per i cittadini , per la sicurezza del quartiere».


«Parole totalmente ignorate. Sappiamo che la competenza operativa è dell’Ardis e della Capitaneria di Porto, ma il Comune è l’Ente controllore, e non può permettersi di lasciare che per anni resti al centro della città un pericolo così grande. Bisognava programmare e intervenire quando il Tevere si ingrossò, in passato, togliendo l’imbarcazione dalla gabbia di fango dov’era», aggiunge Severini.


«Ma com’è costume di questa Amministrazione, il controllo latita, la prevenzione rimane un’intenzione sulla carta; resta invece l’insensibilità alle sollecitazioni, con un Comune capace di muoversi solo quando l’emergenza segnalata con largo anticipo si è concretizzata.


Stavolta è andata bene, perché se quella barca si fosse staccata sulla pressione della piena del Tevere, l’impatto con il ponte avrebbe potuto essere devastante. Ma il rischiare non è una caratteristica che si chiede ad un buon amministratore.


L’atteggiamento di sufficienza, o peggio di fastidio, rispetto alle sollecitazioni, lo abbiamo denunciato più volte; ad esempio sull’erosione, sulle concessioni balneari, persino sui dati del Covid.


Il Comune dovrebbe essere in prima fila per ottenere quella sicurezza di cui i cittadini hanno diritto.


Il barcone, ma anche il viadotto di via dell’aeroporto, se vogliamo allargare il discorso, sono esempi di inerzia che non vogliamo più vedere».


Immediata la replica dell’Amministrazione comunale. «L’attenzione sulla questione dei relitti è stata posta a tutti i livelli, per la prima volta, dall’amministrazione guidata dal sindaco Montino mentre le giunte precedenti, in cui lo stesso Severini era consigliere di maggioranza, non mi pare se ne fossero occupate», spiega il delegato del sindaco di Fiumicino al Contratto di Fiume Tevere, David Di Bianco.


«Fin dal primo insediamento – prosegue – il Sindaco Montino, che mi chiese di collaborare sul tema della cantieristica, ha fatto proprie alcune delle principali richieste del Consorzio Nautico: la ristrutturaz
ione del Ponte Due Giugno, la rimozione dei relitti e il problema dei rifiuti galleggianti.


L’Amministrazione Comunale, che non ha competenze in materia, poteva fare scaricabarile accusando gli altri organi dello Stato, come suggerisce Severini, e invece ha scelto di farsi parte attiva e collaborare per la soluzione del problema.


Nel 2015 ho redatto io stesso, insieme ad un perito nautico, una relazione con la mappatura dei 22 relitti affioranti che il Sindaco ha provveduto ad inoltrare a tutti gli enti competenti, perché il tema era poco conosciuto o comunque non era sulla ribalta della cronaca politica, tanto è vero che non c’erano risorse per affrontare la questione.


Nel 2017 è stato sottoscritto un protocollo tra Regione, Comune di Fiumicino e Roma Capitale per la rimozione dei relitti in seguito al quale sono stati messi a disposizione i primi fondi, anche se non ancora sufficienti ad una completa soluzione del problema.


Grazie a queste risorse la Regione ha emesso un bando per la rimozione dei primi 5 relitti.


Le rimozioni infatti sono molto costose sia per le delicate operazioni di recupero che per lo smaltimento dei materiali. Successivamente abbiamo aderito al Contratto di Fiume insieme a Roma Capitale, la Capitaneria di Porto, il Ministero dell’Ambiente, l’Autorità di Bacino e tante realtà associative del territorio, proprio per assicurare la necessaria collaborazione istituzionale grazie alla quale contiamo di affrontare in modo strutturale i vari problemi del Tevere (navigabilità, rifiuti galleggianti, concessioni ecc)».


«Il cammino intrapreso è senza dubbio lungo e faticoso – prosegue Di Bianco – ma è l’unico modo serio che ci consente di pianificare e programmare gli interventi per la completa soluzione del problema, evitando conflitti istituzionali che possono bloccare ogni intervento. Nel caso del barcone che ha provocato l’incidente del ponte, la condizione di pericolo era ampiamente nota anche a causa del deterioramento della vecchia banchina a monte del ponte.


Non è un caso che il Sindaco lo ha ribadito nell’ultimo Centro operativo comunale.


Forse il consigliere Severini non sa che a differenza degli altri relitti, che sono appunto dei natanti abbandonati, in questo caso c’è un armatore privato che adotta ogni espediente pur di evitare di assumersi le proprie responsabilità ed allontanare il pericolo.


Dopo l’incidente e i danni causati però non c’è più spazio per i sotterfugi e le autorità dovranno necessariamente intervenire di imperio».