CIVITAVECCHIA – Il delegato allo sport che lascia l’auto nel parcheggio dello Stadio del Nuoto e nel bel mezzo di una partita di pallanuoto il mezzo prende fuoco. Naturalmente nessuno assiste alla propagazione, ovvero la prima fase dell’incendio e chi lancia l’allarme lo fa quando il rogo è già in uno stato avanzato. I Vigili del fuoco impiegano poco tempo ad arrivare, ma ormai c’è poco da fare. I fatti risalgono al 17 febbraio, ma nessun risvolto particolare ha fatto da contorno alla notizia. Passano quattro giorni e il 21 febbraio prende fuoco uno scooter a via Achille Montanucci, nei pressi della scuola. Anche in questo caso gli uomini della caserma Bonifazi hanno fatto il possibile per contenere le fiamme che tuttavia hanno distrutto completamente il mezzo. Due fatti insoliti nell’arco di pochi giorni, mentre un terzo caso si è verificato il 24 febbraio: una mini car va a fuoco improvvisamente a Borgata Aurelia. Tre veicoli in fiamme in una sola settimana, quattro dall’inizio dell’anno se si considera anche il fuoristrada di un dirigente comunale coinvolto in un incendio lo scorso 11 gennaio nei pressi della sua abitazione in una zona periferica della città.

Si tratta di casi isolati o hanno tutti un filo conduttore? È possibile escludere che tutti e quattro gli incendi (o quantomeno alcuni di questi) abbiano un’origine dolosa, oppure è il caso di approfondire e cercare eventuali responsabili? Il punto di origine di solito racconta tanto di un rogo, descrive la sua natura e mette gli inquirenti sulla pista giusta. Ma è anche vero che simulare un incendio colposo, per chi è abituato a mettere in pratica comportamenti criminosi, è un gioco da ragazzi. E la mente inevitabilmente va a un incendio che tempo fa si sviluppò in una concessionaria, inizialmente classificato come cortocircuito. Le successive indagini tuttavia portarono all’individuazione dell’autore, un uomo originario di un comune del litorale, che all’atto di incendiare l’area presa di mira simulò magistralmente un malfunzionamento dell’insegna luminosa.