MONTALTO DI CASTRO – Tutti assolti perché il fatto non sussiste.

Si chiude così il processo sul caso delle spese di rappresentanza di Fondazione Vulci che tanto clamore aveva fatto sul territorio.

Oggi si è svolta, come previsto, l’ultima udienza del processo che vedeva imputati i vertici di Fondazione Vulci e l’ex sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci.

«Siamo stati assolti perché il fatto non sussiste – commenta l’ex primo cittadino castrense – Ringrazio tutti coloro che da sempre hanno creduto in noi. La gestione del Parco di Vulci negli anni della nostra amministrazione ha portato solo benefici e vantaggi. Non c’è altro da dire, se non tanto rammarico per chi fece una segnalazione dettata dall’odio, dall’invidia, dalla mancanza di consenso, dal rancore, tentando la strada del giustizialismo. E giustizia è fatta».

«Non posso dire che siano stati anni facili – commenta Caci - Ringrazio di nuovo, e non mi stancherò mai di farlo, tutte le persone che mi sono state vicine. Una vicenda che ho pagato, non solo da un punto di vista personale, ma anche politico. Ma oggi è tempo di festeggiare e di rimettersi in marcia e spero di continuare ad avere al mio fianco ognuno di voi. Si chiude un brutto capitolo, ma sono convinto oggi più che mai, che tantissimi altri belli se ne apriranno. Andiamo avanti. Commosso e felice».

Grande soddisfazione anche per Carmelo Messina, all’epoca presidente, che ha sempre tenuti aggiornati i cittadini sulla vicenda. 

Come si ricorderà la Procura aveva chiesto quattro anni per Carmelo Messina, 4 anni e mezzo per l’ex sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci e altrettanti per Alessandro Fiordomi, ex direttore amministrativo del Parco naturalistico e archeologico di Vulci in merito agli atti di indagine della Guardia di Finanza per presunto peculato. Si parlava di presunte spese di rappresentanza, pranzi e cene offerti per intrattenere pubbliche relazioni a favore dell’ente che Messina ha diretto per tre anni, dal 2016 al 2019.

L’inchiesta era partita a seguito della denuncia dell’ex segretario del Pd locale Quinto Mazzoni. L’ammontare del danno presunto a carico della Fondazione Vulci era stato stimato in 36mila euro, comprensive anche delle spese di rappresentanza sostenute dai dipendenti. Quelle effettive imputabili a Messina di fatto erano solo 1800 euro. Nella cifra contestata figuravano anche le 5mila euro pagate dalla Fondazione per il funerale di un dipendente deceduto: soldi che poi Messina restituì all’ente con una donazione privata. Nei 36mila euro era compreso anche l’acquisto della macchinetta del caffè data in uso alla direzione.

A Caci e Fiordomi erano state contestate spese per 96mila euro, relative anche al periodo Mastarna, la municipalizzata che ha gestito il parco di Vulci fino all’istituzione della Fondazione.

Nel mirino della Finanza erano finiti i pranzi e le cene per accogliere la stampa, compresa la Rai e quelle per offrire il vitto agli archeologi e agli studenti della Duke University che ogni anno arrivano a Vulci per degli scavi scientifici che compiono a proprie spese.

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