S. MARINELLA – A conclusione delle indagini della Procura di Civitavecchia sono quattro le persone indagate per l’articolo 684 del Codice penale cioè la “pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale”. Due sono i giornalisti del quotidiano La Verità, autori degli articoli sul sindaco di Santa Marinella Pietro Tidei, che riportavano ampi stralci delle 4000 ore di intercettazione consegnate per errore nella versione integrale dalla Procura al consigliere comunale Roberto Angeletti, accusato dal sindaco di corruzione e finito sotto processo. Al centro della nuova inchiesta appena conclusa c’è proprio lo stesso consigliere Angeletti, che secondo l’accusa avrebbe fatto circolare tramite whatsapp materiale la cui “naturale sorte – secondo il giudice per le indagini preliminari Matteo Ferrante – sarebbe stata quella di essere distrutto perché irrilevante”. Ma i fatti più gravi contestati dalla Procura al consigliere Angeletti e sua sorella Bruna che lo avrebbe aiutato a diffondere il materiale, attraverso la “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”, cioè l’articolo 612 ter del cp ovvero il reato revenge-porn. Scrive sempre il gip, “Dall’attività di indagine è emerso incontrovertibilmente che Angeletti dopo aver ricevuto un video a contenuto sessualmente esplicito lo ha successivamente diffuso mediante invio a terze persone, facendolo irrimediabilmente circolare al punto che la notizia è assurta a fatto notorio sulle cronache nazionali”. E sul fatto che di tratti di reato, il gip non ha dubbi dopo “l’esame delle chat intrattenute dall’indagato Angeletti”. Le indagini della Procura di Civitavecchia hanno portato, il 18 settembre scorso, dopo una capillare perquisizione nei confronti di Angeletti, al ritrovamento di una pendrive e dei filmati in questione sul suo telefonino su cui il perito della Procura ha rintracciato i destinatari del materiale diffuso illegittimamente, un elenco che comprende oltre ad avvocati e giornalisti anche esponenti delle forze dell’ordine, avversari politici e dipendenti comunali. Ed è questa la ragione per cui il gip, dopo la chiusura dell’indagine, ha respinto la richiesta di sequestro del pubblico ministero ritenendo che tutto il materiale è ormai “irrimediabilmente circolato nel web ed entrato nel demanio di una pletora indeterminata di persone”.

Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che "nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna".

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