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Non vuole dare le sue generalità ed è ancora dolorante il nonno 76enne che, il 23 novembre scorso, è stato colpito in pieno volto con un pugno, dentro la sua auto, mentre stava attendendo i nipoti uscire dalla scuola Canevari di Viterbo.
Un’esperienza drammatica che, nelle 48 ore successive ai fatti, gli ha provocato gravi dolori emicranici, ancora presenti ma, soprattutto, una totale amnesia di quegli istanti in auto al momento dell’aggressione.
Il fatto è ancora più grave perché «in un incidente anni fa persi l’uso dell’occhio destro – dice il nonno aggredito – e questa persona mi ha colpito proprio in pieno occhio sinistro. I sanitari mi hanno detto che se mi avesse preso poco più giù mi avrebbe lesionato la retina ed ora sarei cieco». Su quegli attimi di pura follia il 76enne non ricorda niente. «Non ricordo nulla di quei momenti – dice – e preferisco non dare le mie generalità. Erano le 15.45 quando, come ho scritto nel volantino pubblico, mi è arrivato un pugno in pieno volto e, da quel momento, non ricordo nulla».
L’uomo è stato portato all’ospedale di Belcolle dai sanitari che ci tiene a ringraziarli profondamente.
«Non posso che ringraziare tutto il personale sanitario di Belcolle e dell’emergenza che sono stati stupendi con me – continua – così come la polizia dell’ospedale che ha raccolto la mia testimonianza. Hanno avuto un grande senso di umanità». Alla domanda sul perché di una così brutale aggressione il 76enne, contattato al telefono, non sa cosa rispondere ma ha una forte sensazione: «C’era tanta gente all’uscita da scuola tra genitori, nonni e ragazzi e Viterbo è piccola: non credo che nessuno abbia visto nulla. Sono certo che, prima o poi, le indagini arriveranno a capire chi sia stato». In cerca di testimoni, l’uomo ha affisso volantini in città in cui sollecita chi ha visto o sa qualcosa a farsi avanti. E’ ancora mistero, quindi, sul perché del cazzotto sferrato dentro la Opel Corsa bianca, al posto di guida, al nonno: l’azione, come si evince, dovrebbe essere stata intenzionale ma è da escludere motivi personali quanto, forse, il gesto di uno squilibrato. «Da 17 giorni ho forti dolori, sono in stato confusionale e non mi capacito di ciò che è successo. Emotivamente sto male».
Il 76enne è originario di Roma e abita a San Martino al Cimino da 4 anni perché la figlia si è sposata con un viterbese e sta a Vetralla lavorando all’Enel. E’ un fattaccio, quello dell’aggressione davanti la Canevari, perché del tutto insensato ed il nonno è chiaro: «Non posso perdonare l’autore di questo gesto – conclude – ma al tempo stesso non voglio nessun futuro risarcimento. Attendo l’esito delle indagini».
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