Sì alla vendita del 40% delle quote di Talete ai privati.

Così ha deciso la maggioranza dei sindaci che ha partecipato all’assemblea convocata dal presidente dell’Ato Alessandro Romoli, nella sala Benedetti di Palazzo Gentili. Soltanto in due hanno votato contro: Chiara Frontini di Viterbo e Mario Mengoni di Ronciglione. Astenuti invece i primi cittadini di Tarquinia, Alessandro Giulivi, e di Caprarola Angelo Borgna.

Tempo scaduto ormai. L’unica alternativa in campo, la ricapitalizzazione da parte dei Comuni da sempre ritenuta poco praticabile, oggi è stata definitivamente accantonata. Per garantire la liquidità e quindi la sopravvivenza di Talete, le amministrazioni dovrebbero versare nelle casse della società 32,3 milioni di euro, entro il 31 dicembre. E nei prossimi anni l’esborso per la ricapitalizzazione da parte dei municipi salirebbe a 50 milioni.

Prima del voto il presidente dell'Ato Romoli, rimarcando che ci sono oltre 30 milioni da ricapitalizzare nel 2023, ha dichiarato: «Per quanto mi riguarda non c’è alternativa all’esternalizzazione del 40% del capitale sociale. Mi pare l'unica strada da percorrere, perché i soci non hanno queste disponibilità. Sono dati incontrovertibili».

Con l’atto che approva il via libera delle procedure per la cessione del 40% di quote ai privati, si scongiura il rischio di dover portare i libri societari in tribunale come paventato alcuni mesi fa proprio dallo stesso Romoli.

Avvio immediato dunque delle procedure da parte degli uffici per arrivare a bandire la gara entro fine anno.

Nel suo intervento l’ingegner Daniele, direttore Ato, dando lettura delle risultanze contenute nella alla relazione stilata da due professionisti tecnici incaricati ha riferito che "il gestore così come ha lavorato fino ad oggi non ha più ragione di esistere" giungendo alla conclusione che, fermo restando una mancata ricapitalizzazione, Ato sarebbe costretto a revocare la gestione a Talete.

Prima dell’ok alla vendita delle quote, l’assemblea ha approvato all'unanimità l'aggiornamento del piano d'ambito.

L’ingegner Daniele nella sua disamina ha evidenziato le criticità del sistema idrico - tra cui una rete che perde il 50% di acqua potabile - anche a fronte degli scarsi investimenti degli ultimi anni.

Tra gli scenari su cui si orienta il piano d’ambito, «non legato al tipo di gestore ma sulle esigenze del territorio», si prevede l’ipotesi del Peschiera per la miscelazione dell'acqua al fine di ridurre i livelli di arsenico.

Un piano che prevede un programma di investimenti complessivi di 3 miliardi di euro in 50 anni.

L’amministratore unico Salvatore Genova, dopo aver preso atto delle decisioni della consulta d'ambito, ha illustrato nel pomeriggio il piano industriale di Talete all’assemblea dei soci.