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Interruzioni, cancellazioni, ritardi e convogli più simili a carri bestiame che a vagoni adibiti al trasporto di persone. Sono le criticità annose del trasporto ferroviario nella Tuscia, ora ulteriormente penalizzato - a causa dei lavori che interessano la direttissima - per il trasferimento sulla linea lenta. Che, oltre ad allungare il tempo di percorrenza tra Viterbo e Roma che costituisce già un’odissea imbarazzante per pendolari e studenti, rischia di diventare un provvedimento strutturale e non più limitato alla tempistica necessaria per lo svolgimento dei lavori. Le criticità dei servizi ferroviari regionali derivanti dall’applicazione della delibera Art (autorità di regolazione trasporti) 178/2024 e dal Prospetto informativo della rete 2026 sono stati affrontate ieri durante il consiglio provinciale aperto, che ha visto la partecipazione anche dei sindaci della Tuscia, del consigliere regionale Pd Enrico Panunzi e dei rappresentanti dell’Osservatorio regionale dei Trasporti e del comitato dei pendolari di Orte e Teverina, rispettivamente Maurizio Mazzoni e Cesare Cianchi. All’ordine del giorno l’approvazione della mozione di Tuscia democratica, che prende le mosse dall’interrogazione presentata dal vicepresidente del consiglio regionale Panunzi e illustrata ieri dal diretto interessato nell’aula di Palazzo Gentili. In apertura del suo intervento, l’esponente regionale ha inteso “per correttezza” giustificare la mancata partecipazione dei consiglieri FdI Daniele Sabatini e Giulio Zelli all'incontro viterbese: «Sono stati al lavoro in Regione fino a questa mattina (ieri ndr.) alle 5.30». È quindi entrato nel merito della delibera del ministero dei Trasporti che prevede il passaggio dei treni regionali per Orte dalla Direttissima alla linea lenta. «Si delinea, come si legge anche nel prospetto di rete di Rfi, che sulla linea veloce possano transitare solo treni che viaggiano come limite minimo a 200 km orari. I regionali viaggiano attualmente a 160, con una deroga che verrebbe eliminata». Con l’eliminazione della deroga «il rischio è che al danno economico si aggiunga anche la beffa» ha rimarcato Panunzi, spiegando che la Regione Lazio «ha ordinato 30 nuovi treni che viaggiano ad alta velocità ma non sono ancora arrivati. Commesse che riguardano anche le regioni Toscana e Umbria, con cui condividiamo questa battaglia comune». Le tempistiche non aiutano, visto che il provvedimento con cui si arriverebbe all'esclusione dei treni regionali dalla linea veloce «dovrebbe entrare in vigore dal primo gennaio 2026, ma si ipotizza un anticipo a dicembre di quest'anno». E i nuovi treni ad alta velocità acquistati «non potranno viaggiare sulla linea lenta». Gli assessori ai Trasporti delle Regioni Lazio, Umbria e Toscana hanno scritto una lettera congiunta per chiedere la proroga della deroga che consente il transito dei regionali sulla linea ferroviaria veloce in attesa che arrivino i treni ad alta velocità. Panunzi ha quindi lanciato un appello a svolgere un’azione congiunta perché «se non si interviene in tempo, lavoratori e studenti che ogni giorno si spostano da e verso Roma si troveranno a subire tempi di percorrenza allungati anche di oltre 80 minuti al giorno». Il consigliere ha poi ribadito di aver chiesto «con forza che la Regione Lazio avanzi ufficialmente una richiesta di proroga di almeno un anno all’entrata in vigore della delibera».
Cianchi, rappresentante dei pendolari, ha invitato la politica, oltre a intervenire per garantire «la continuità di un servizio magari con tempi di percorribilità sostenibili», a ragionare anche su un aspetto allarmante: «la perdita di appeal e di possibilità di crescita del nostro territorio che, a fronte della mancanza di un collegamento adeguato con Roma, rischia un impoverimento del tessuto sociale». Mazzoni, rappresentante dell’osservatorio sui trasporti, ha rimarcato che «Rfi sembra più propensa a pensare al business che ai servizi ai cittadini” per poi affermare che “la delibera va senz'altro prorogata, ma non credo sia sufficiente un anno».
Diversi i sindaci intervenuti, tra cui Luca Giampieri di Civita Castellana e Chiara Frontini di Viterbo. L’inquilina di Palazzo dei Priori, evidenziando come «un efficiente servizio di mobilità è fondamentale per la qualità di vita di chi abita a Viterbo e nel territorio» ha espresso la convinzione che la trattazione della questione trasporti ieri in consiglio provinciale e lunedì nella seduta straordinaria in Comune «sarà da stimolo per ragionare seriamente su un tema che auspico salga di priorità nell’agenda della politica viterbese, perché così riusciremo a fare un buon servizio al territorio».
Il presidente della Provincia Alessandro Romoli, prima del voto sulla mozione, ha rimarcato: «La situazione oggettiva è nettamente peggiorata. È paradossale e penalizzante per la Tuscia che viene assoggettata a un altro gravame. La discussione di questo incontro, incardinata al di là delle bandiere, merita unità di intenti per rispondere alle legittime aspirazioni del territorio». Ha quindi auspicato «un’ampia convergenza sulla mozione di Tuscia democratica per dare un contributo politico serio, senza distinzione di appartenenza se non alla Tuscia per tutelare la crescita del territorio che rischia un sempre maggiore isolamento».
L’ordine del giorno, approvato all’unanimità dal parlamentino di Palazzo Gentili, impegna il presidente della Provincia: “a convocare un consiglio provinciale urgente con i sindaci dei comuni interessati, i rappresentanti della Regione Lazio, Trenitalia, Rfi e le associazioni dei pendolari, per discutere le ricadute sul territorio delle disposizioni contenute nella delibera Art e nel Prospetto informativo della Rete 2026; a sollecitare formalmente la Regione Lazio affinché rappresenti, nelle sedi opportune, le istanze del territorio viterbese e chieda garanzie per il mantenimento e il potenziamento dei servizi ferroviari regionali; ad inviare una nota ufficiale all’Autorità di Regolazione dei Trasporti (Art) chiedendo una revisione o sospensione degli effetti della delibera; ad attivarsi presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti affinché venga riconosciuto il carattere strategico della rete ferroviaria nel Viterbese e vengano previsti investimenti specifici nella programmazione nazionale”.