Don Ivan Leto*

Oggi la liturgia ci presenta un tema caro a tutta la Parola di Dio: la vigna. La vigna è una pianta preziosa ma delicata. Preziosa perché il suo frutto è dolce e produce il vino, delicata perché bisognosa di cure e di amore.

Il profeta Isaia ci parla di una canto d’amore per la sua vigna. Una vigna dissodata e sgombrata dai sassi, con una torre e un tino scavato per raccogliere l’acqua. Si attendeva che producesse uva dolce ma la vigna ha prodotto acini acerbi. La vigna del Signore è la casa di Israele. Matteo riprende il tema di Isaia e lo rende concreto parlando anche lui della vigna alla quale aveva dedicato la sua attenzione e poi la aveva data in affitto a dei contadini. Questi contadini, al momento della vendemmia, “presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono.

Da ultimo mandò il proprio figlio dicendo: avranno rispetto per il mio figlio”. Ma i contadini, per avere l’eredità del figlio: lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Gesù conclude: quando verrà il padrone della vigna farà morire quei servi e la darà in affitto ad altri contadini che gli consegneranno i frutti a suo tempo. Dice Gesù: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo. Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”. Questa storia la conosciamo: Israele ancora oggi non riconosce in Gesù né un profeta né tantomeno il Figlio di Dio. Ma Gesù si è scelto dodici apostoli per mandarli in tutto il mondo a predicare il vangelo e costruire un popolo che coltivi la sua vigna e ne consegni i frutti. A questo punto dobbiamo constatare che la vigna non è né il popolo di Israele né la Chiesa né nessun altro gruppo religioso. La vigna è il mondo con tutte le sue persone che sono sempre state oggetto dell’amore del Signore. Come cristiani e credenti abbiamo il compito di continuare l’opera di Gesù: portare il vangelo fino ai confini estremi della terra. Non c’è nessun uomo che non debba avere la possibilità di conoscere Gesù Cristo. Tuttavia anche coloro che non lo hanno conosciuto saranno valutati in base alle opere di bene che hanno compiuto nella loro vita: ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, ero malato e in carcere e mi avete visitato. “Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi, fin dall’inizio del mondo”.

*Don Ivan Leto

Cattedrale

Diocesi Civitavecchia - Tarquinia