ENRICO CIANCARINI

CIVITAVECCHIA – “Sono nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924 alle ore 10.30, all’ultimo piano di un palazzo costruito nei primi anni dell’Ottocento nella piazza centrale della città. Alcune finestre della nostra casa affacciavano su quella piazza. Di fronte a noi c’era la chiesa cattedrale intitolata a San Francesco; sulla sinistra la sede del Municipio. Altre finestre davano su un vicolo laterale al fondo del quale c’era il ristorante La Scaletta (c’è ancora)”. Così Eugenio Scalfari inizia il suo Racconto autobiografico (2014).

Era la casa del nonno materno, Francesco Scotti, per alcuni anni sindaco di Civitavecchia, con la passione per l’archeologia (fu uno dei fondatori dell’Associazione archeologica Centumcellae) e per lo spiritismo (organizzava le sedute con il medium in municipio e ne pubblicava la cronaca su Luce e Ombra, la rivista milanese specializzata sull’argomento).

Il piccolo Eugenio frequentò la vicina scuola elementare “Cesare Laurenti” avendo Quirino Valentini come insegnante, “più buono che severo, voleva che i suoi scolari fossero contenti e dunque rispettava più il bambino che le regole. Aveva un po’ di quella visione moderna che in Italia ha fatto grandi i maestri elementari” (Grand Hotel Scalfari, 2019). Un maestro che all’epoca raccolse numerosi e meritati attestati di benemerenza.

Nel 1933 la scuola frequentata dal piccolo Eugenio fu sede di una “Mostra educativa fascista” che ebbe vasta eco sulle riviste specializzate in didattica del Regno e, addirittura, i calorosi complimenti dell’ufficio stampa del duce.

Sugli Annali dell’istruzione elementare, organo ufficiale del ministero dell’Educazione nazionale, fu pubblicato un lungo articolo di Alberto Conti che illustrava la “Mostra educativa fascista” allestita dal direttore didattico Francesco Oliveri, dagli insegnanti e dagli scolari delle scuole civitavecchiesi.

La rassegna s’ispirava alla contemporanea Mostra per il decennale della rivoluzione fascista, che si teneva a Roma al Palazzo delle Esposizioni, che era meta di pellegrinaggi da tutta Italia e dall’estero. L’articolo di Alberto Conti si apriva affermando che “una mostra di attività educativa fascista, del tutto caratteristica e significativa della nuova tendenza e dei nuovi ideali di vita che caratterizzano la fede e l’entusiasmo delle giovani generazioni, può senza dubbio ritenersi quella organizzata dalle scuole del Circolo didattico di Civitavecchia”.

Nell’articolo sono ricordati i nomi di alcuni dei bambini che esposero i loro lavori, disegni o componimenti: gli alunni di prima elementare Francesco Dispari e Silvio Branco presentarono i loro disegni, il primo aveva raffigurato una fila di balilla, il secondo la processione di Santa Fermina. Altri bambini furono citati: Eraldo Verzilli, Iolanda Di Sante, Antonio Magrini, Nella Fabiani, Ernesto Romano, Gino Capponi, Mario Testa, Mario De Paoli, Agostino Urtis. Di alcuni abbiamo solo il cognome: Berardinelli. De Angelis, Ingrossi, ed altri ancora.

Fra loro, era presente Eugenio Scalfari, alunno di quarta elementare, che “in data 23 maggio, parla sul tema dell’Intervento, esprimendosi con molta semplicità e con molta sobrietà: Questa mattina nella nostra scuola è stato commemorato l’anniversario della dichiarazione di guerra all’Austria. Il signor Direttore ci ha detto che la guerra mondiale scoppiò perché a Sarajevo fu assassinato l’Arciduca Ferdinando di Austria. Ci ha detto che la guerra fu vinta proprio per merito del nostro valoroso esercito. Quando sarò grande, anch’io farò parte del valoroso esercito italiano. Viva l’Italia!”. È facile supporre che sia il primo testo a firma di Eugenio Scalfari pubblicato su una rivista a diffusione nazionale.

Nella Scuola “Laurenti” si stampava il Giornaletto della Scuola, periodico quindicinale “che è una specie di Mostra didattica permanente, i cui principali collaboratori sono gli stessi alunni delle scuole elementari del Circolo scolastico di Civitavecchia” ed è “corrispondente de Il Popolo d’Italia e dell’Agenzia Stefani. Ci piace immaginare che il piccolo Scalfari abbia mosso i primi passi della sua eccezionale carriera di giornalista proprio sulle pagine di quel Giornaletto dove trovavano spazio gli spontanei concetti elaborati dagli alunni delle scuole civitavecchiesi.

Poco tempo dopo, la Famiglia Scalfari si trasferì a San Remo e qui Eugenio proseguì i suoi studi.