Mentre la campagna elettorale per le regionali prosegue più su una lotta per la singola preferenza locale che su schermaglie di livello più altro tra i candidati presidenti, a Civitavecchia c’è un conto alla rovescia innescato di cui tutti fanno finta di non accorgersi. Il countdown in questione è quello di Csp. Da una parte riguarda la governance della società: tra pochi giorni scade il consiglio di amministrazione presieduto da Fabrizio Lungarini, e la prorogatio terminerà con l’approvazione del bilancio 2022, quindi presumibilmente tra aprile e maggio. Dall’altra, molto più importante e ancora più nascosta, il destino stesso della società.

Ma come ? - si dirà - il Comune ci ha appena messo dentro altri 2 milioni di ricapitalizzazione, e si può pensare di mettere in dubbio la sopravvivenza dell’azienda ? In realtà, è proprio la delibera 119 dello scorso 12 dicembre, che fa seguito alla famosa delibera 78 dell’allora vice sindaco Grasso, ad accendere una miccia che rischia seriamente di far saltare tutto nel giro di poco tempo. Ci sarà modo di ricostruire in dettaglio tutto ciò che è stato fatto (o non è stato fatto) dopo l’approvazione della delibera 78 di ottobre 2020. Dalla delibera con cui la Giunta ha deciso di non dare completa attuazione a quanto stabilito dal Consiglio, che sulla materia è sovrano, fino al pasticcio appunto di questa delibera 119. Che è un pasticciaccio brutto per piazzale Guglielmotti.

Basta leggere le carte, per rendersene conto. Ma evidentemente lo studio e la lettura non sono materie che appassionano molto a palazzo del Pincio. Altrimenti qualcuno si sarebbe accorto (anzi si sarebbe dovuto accorgere) che l’atto è pieno di contraddizioni “numeriche” e sostanziali, anche rispetto all’unico strumento previsto dalla legge per salvare gli amministratori locali dalla scure della Corte dei Conti in merito a ricapitalizzazioni e passaggi di pubblici denari da parte del socio unico comunale nei confronti delle società partecipate, ossia il piano di risanamento. Quanto fatto, scritto e confermato, evidenzia tanta superficialità, che rischia di essere pagata a caro prezzo anche da tutti i consiglieri comunali, 14 per l’esattezza, compreso il sindaco Tedesco, (che in questa vicenda risponde anche nella sua qualità di rappresentante del socio unico Comune di Civitavecchia), che a dicembre hanno approvato la delibera in questione che era stata pensata a giugno, scritta a luglio e firmata dall’assessore Barbieri a settembre, salvo poi finire in un cassetto fino, appunto ad essere portata in discussione a dicembre, quando ormai l’anno - e l’esercizio sociale - erano agli sgoccioli, senza neppure prendersi la briga di aggiornare i contenuti della stessa e del piano.

Così è possibile, solo per fare qualche esempio, che si presenti un piano di risanamento per supportare una necessaria ricapitalizzazione (tutta in denaro, non come quella della delibera 78 che per la maggior parte apportava beni già in uso a Csp, come gli autobus o alcuni immobili comunali) fino a 2 milioni con la previsione di avere già al 3
1 dicembre 2022 oltre 100.000 euro di utile ante imposte, salvo poi scoprire, una pagina dopo, nella stessa delibera che ci si attendeva invece una perdita stimata di circa 900mila euro, e nel verba le del consiglio comunale che il dirigente parla invece di 2-300 mila euro di perdita. Numeri in libertà dunque. Così come liberamente, non tenendo conto della volontà del consiglio comunale, che con un emendamento aveva sospeso la ricapitalizzazione almeno fino all’approvazione del bilancio di Csp (che ad oggi deve ancora avvenire) il socio Comune rappresentato dal sindaco Tedesco pare che abbia già conferito quasi tutti i 2 milioni. Come se non bastassero questi aspetti, già molto gravi, ci sono considerazioni “strutturali” che minano l’esistenza stessa di Csp, attenzionate in diverse sedi, di cui parleremo presto.

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