VITERBO - Quello di Viterbo è tra i cinque ospedali che potrebbero accogliere Matteo Messima per le cure oncologiche, anche se, nella rosa ristretta, sembra quello meno probabile.In Italia non esistono istituti in cui è possibile eseguire cure o prestazioni oncologiche in day hospital all’interno, ma ci sono 5 città, tra cui Viterbo, con ospedali dotati di reparti di medicina penitenziaria a sorveglianza rafforzata. In alcuni casi posti letto dedicati al 41 bis, come a Milano con l’ospedale San Paolo, dove il reparto è anche fisicamente separato da quello per i detenuti comuni. Gli altri sono Roma al Pertini, Napoli, Catania e Viterbo, con quest’ultimo orientato in senso infettivologico e che spesso trasferisce altrove pazienti-detenuti con patologie diverse come quelle tumorali.L’ex super latitante arrestato martedì, come è noto, è affetto da un cancro al colon. Per lui il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha firmato il 41 bis ma Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha detto che «avrà l’accesso a tutte le cure come succede per ogni detenuto nelle sue condizioni». Per detenuti in regime di carcere duro anche gli eventuali trasferimentiper le cure vengono trattati con una logistica differente: a occuparsene sono le forze speciali del Gom della polizia penitenziaria (Gruppo operativo mobile) direttamente riferibili al Dap, e non all’istituto carcerario di provenienza, che intervengono in un numero ritenuto congruo rispetto al “calibro” del personaggio da scortare, rafforzando anche la sorveglianza negli ospedali stessi. La loro presenza rende necessari alcuni accorgimenti: in caso di esami radiologici come Tac o risonanze magnetiche (da effettuare in reparti ordinari) si cercano orari esterni rispetto al flusso dei cittadini comuni (mattina presto, sera tardi) per non interferire con la normale programmazione, evitare di far sapere chi sia il soggetto in ospedale e perché la presenza di uomini armati potrebbe intimorire i cittadini-pazienti. Tra le prassi “informali” nel mondo della medicina penitenziaria anche quella di registrare il detenuto 41-bis con nomi “alias” o codici identificativi.©RIPRODUZIONE RISERVATA