LADISPOLI – I suoi metodi bruschi terrorizzavano i connazionali. Cosa ci fosse dietro è ancora oggetto di indagini da parte della polizia di stato, ma l’arresto del 35enne di origini romene apre un’ulteriore riflessione. Il boss dell’Est, accusato ora di atti persecutori, lesioni, minacce e violenza privata nei confronti delle sue vittime, pestate a sangue ripetutamente sia all’interno dei locali che in mezzo alla strada, ricorreva spesso ai metodi feroci pur di ottenere il suo scopo che probabilmente era quello di affermare la propria supremazia in città. Non è il primo caso avvenuto nell’ultimo periodo a Ladispoli. Alcuni mesi fa tre fratelli sempre di origini romene erano stati ammanettati dagli agenti del commissariato di via Vilnius responsabili di una violenta rissa. Si erano presentati al party di una bimba di appena 5 anni armati di bastoni, spranghe e un martello. E senza alcuna pietà, forse per motivi legati ad una accesa rivalità o comunque per confermare anche in quell’occasione la supremazia sul territorio rispetto al gruppo antagonista, li avevano colpiti con una violenza inaudita tra il parcheggio di un supermercato e un parco pubblico, nel quartiere Cerreto. Botte così feroci da mandarne in coma due, uno dei quali ha avuto poi la vita salva per miracolo. Fatti che hanno come comun denominatore la violenza e, a quanto pare, la volontà di recitare un ruolo primario nella malavita sul litorale da parte di personaggi dell’Est europa.


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