Un’udienza tecnica, basata fondamentalmente sull’analisi documentale e sull’attività di indagine eseguita dalla Polizia di frontiera, su delega della Procura della Repubblica. È quella che si è svolta ieri nell’ambito del processo sulle presunte false fatturazioni alla Pas, la Port Authority Security, società partecipata al 100% dall’Autorità di sistema portuale. Procedimento che vede accusati a vario titolo di falso ideologico e peculato Massimo Scolamacchia, allora responsabile unico del procedimento e membro del controllo analogo per conto dell’Autorità Portuale, Fedele Nitrella, ex direttore tecnico e responsabile dell’organo interno di supporto e verifica per la vigilanza sui controlli alle merci e passeggeri destinati al traffico nazionale ed internazionale di Pas e Stefano Gazzano, ai tempi amministratore unico della Pas. A deporre in aula come teste l’ispettore superiore della Polizia di frontiera Alessandro Converso chiamato a ricostruire le lunghe e capillari indagini, a partire dalla costituzione della società in house che avrebbe dovuto portare ad un consistente risparmio per l’ente fino a costi lievitati nel corso degli anni, passandanche per consulenze, affidamenti esterni ed anomalie che sarebbero state riscontrate in fase di indagine. Attenzione, in particolare, sugli anni 2016-2018, da quando venne evidenziata la necessità di costituire un organo si supporto e verifica e da quando, di fatto, scattarono fatture da 53.659 euro mensili emesse da Pas nei confronti dell’Authority che versò nelle casse della società 1,3 milioni di euro in totale, passando da circa 300mila euro a 600 mila euro annui. Giudice, pubblico ministero e avvocati delle varie parti hanno quindi cercato di ricostruire in aula rapporti, carte, evoluzione della società, attività svolte o meno, posizioni e cariche ricorperte nel corso degli anni. L’udienza è stata quindi aggiornata a gennaio, quando verranno ascoltati altri testi del pubblico ministero.

©RIPRODUZIONE RISERVATA