Nadia Pietrafitta

ROMA - Brancaccio sold out per Alessio D’Amato. Nicola Zingaretti ha da poco firmato i documenti per le sue dimissioni da governatore del Lazio e l’assessore alla Sanità scalda i motori per provare a essere il suo successore riunendo nel teatro romano tanti ’pezzì della coalizione che potrebbe sostenerlo. Seduti in platea ci sono i centristi Carlo Calenda, Maria Elena Boschi e Raffaella Paita - che erano attesi perché hanno già scelto di sostenere D’Amato -, ma anche diversi big dem: il braccio destro di Enrico Letta Marco Meloni, il responsabile Enti locali Francesco Boccia, il tesoriere Walter Verini, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il segretario regionale dem del Lazio Bruno Astorre. E poi ancora, tra le prime file, spuntano Matteo Orfini, Luigi Zanda, Esterino Montino e Monica Cirinnà, Luigi Manconi e Livia Turco, l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti e il presidente di Più Europa Riccardo Magi.

Il padrone di casa si dice sin da subito della partita, anche se si tratta di passare dai ’gazebò. «Io le primarie le ho chieste in tempi non sospetti, ma questo è un tema sul quale dovranno decidere le forze del perimetro della coalizione. Adesso le forze politiche devono decidere tempi e modi. Io ci sono», mette in chiaro arrivando circondato da taccuini e telecamere. Anche i dem, prima che l’evento - dal titolo ’Si può fare 2023’ - inizi, si affrettano a chiarire il quadro.

«Alessio D’Amato è il candidato del Pd con una preferenza espressa anche da Calenda», sottolinea Astorre, marcando il territorio. Martedì si riunirà la direzione regionale e deciderà se si faranno le primarie o meno, spiega. Dal quartier generale dem confermano: l’assessore alla Sanità è il candidato del Nazareno ma sarà il territorio a decidere.

E se una nuova riunione nel pomeriggio al Nazareno tra Letta e i vertici locali serve a fare il punto e a certificare la rottura con il M5S, D’Amato parla già da candidato, rivendica la «militanza in borgata, a Labaro dove ancora vivo», e la mette a disposizione «delle forze del centrosinistra, del Terzo polo e delle forze civiche». «Facciamo in fretta - dice -. Non regaliamo questa Regione alla destra, torniamo a vincere: si può fare», conclude tra gli applausi.

Non mancano i contestatori. Una ventina di manifestanti del Comitato per il diritto all’abitare, del coordinamento regionale sanità e del movimento contro l’inceneritore fa irruzione in sala al grido di ’pagherete tutto, pagherete caro', ma la situazione si risolve nel giro di pochi minuti.

Intanto, al Nazareno, Letta lavora per anticipare il congresso e arrivare prima alle primarie fissate per il 12 marzo. Il segretario è impegnato a «verificare se ci sono le condizioni politiche e la fattibilità procedurale per anticipare il congresso, cercando un punto di caduta tra la necessità di fare un processo costituente e quella di arrivare a una nuova leadership. Non saranno tempi brevi ma congrui», spiega la portavoce del segretario Pd, Monica Nardi, interpellata sull’ipotesi di anticipare i gazebo. Insistente è il pressing di tante ex parlamentari dem, che firmano un appello aperto.

Anche Base riformista scalpita. Nel corso di una riunione dell’area guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti a Palazzo Madama, alla quale partecipano in presenza e in collegamento circa 110 persone tra parlamentari e riferimenti territoriali di tutte le regione, si mette sul tavolo «un impegno per il rilancio del Pd e per un congresso che rafforzi il profilo riformista del partito».

È necessario «raccogliere con coraggio la sfida di M5S e Terzo polo» è la linea e - riferiscono i presenti - non mancano gli accenti critici sui risultati del partito alle ultime elezioni politiche e sulla fase post voto. (LaPresse)

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