GIOVANNI MASOTTI

D'accordo che in questo fosco periodo - funestato dalla guerra e dalle emergenze energetica, economica e sanitaria - le preoccupazioni e le ansie della stragrande maggioranza della gente - anche qui a Viterbo - si rivolgono con urgenza a questi mali e pericoli, ma non bisogna commettere un errore mortale, che porterebbe altra benzina al fuoco della crisi e ci farebbe arretrare.

Occorre assolutamente ricordare l'antico motto "Non si vive di solo pane" e levare in alto lo sguardo preparandosi ad un futuro che ci si augura sarà migliore. E dunque - parliamo di Viterbo e non solo - afferrare e sfruttare a fin di bene le occasioni che ci si parano davanti e sforzarsi di crearne delle altre. La luce, in poche parole, che lotta col buio e l' incertezza e riesce a prevalere e ne esce più vivida. E allora il tema di fondo, il punto focale, è perseguire tenacemente l'internazionalizzazione della nostra città, volano imprescindibile del commercio, del turismo e del termalismo, dell'industria e della cultura.

Sono dieci - quindici anni che Viterbo arranca, chiusa pigramente nelle sue pur gloriose mura, quasi timorosa di spiccare il volo e di sollecitare così l'interesse e la curiosità del mondo.

Rendere internazionale Viterbo e diffonderne il marchio in altri paesi e in altri continenti - facendo conoscere le sue bellezze e le sue tipicità - non è impossibile, anche se è faticoso e richiede una grande capacità di programmazione.

Oggettivamente va detto che la giunta Frontini - pur agli inizi e in mezzo a forti difficoltà di bilancio - sta provando ad attivare e implementare questo processo virtuoso, sforzandosi di diffondere le unicità della Città dei Papi, che esistono, hai voglia se esistono. Al numero uno, naturalmente, la Macchina e il Trasporto di Santa Rosa, che ormai sta diventando un evento di cui si parla e si scrive molto anche in lidi lontani. Quest'anno - pur tra qualche incidente di percorso e incomprensione - la Festa di Rosina, dopo due anni di stop forzato - è tornata alla grande e ha sparso emozione tra cittadini e turisti, rinnovando i suoi fasti. Ma le emozioni non sono finite qui. A distanza di un pugno di settimane Viterbo ha ospitato la suggestiva Assemblea dell'Associazione europea delle vie Francigene, accogliendo pellegrini e delegati non solo italiani, ma anche inglesi - tra cui il sindaco di Canterbury - francesi, tra cui il primo cittadino di Calais, e svizzeri, cementando vincoli e amicizie. Il vuoto si può colmare, perciò, esercitando le doti dell' intelligenza e della buona volontà. Come sta facendo la nostra Università, che - soprattutto nei rami della ricerca e dell'innovazione a stretto contatto con le imprese - sta pian piano scalando i gradini del ranking nazionale e mondiale e attirando un numero sempre maggiore di studenti che vengono da fuori. Si potenzia - in senso opposto ma con lo stesso significato - anche l'affluenza di giovani italiani in atenei stranieri, circostanza che arricchisce le conoscenze ed apre le menti, in molti casi grazie alla spinta del programma Erasmus. Ciliegina sulla torta, fatto solo apparentemente insignificante, di recente - per quattro giorni - una non trascurabile fetta del centro storico si è trasformata nel set di uno spettacolare film della Disney, con centinaia di persone al lavoro, non poche delle quali viterbesi arruolati come comparse.

Era dai tempi della fortunata serie tivu' del maresciallo Rocca con l'indimenticabile Gigi Proietti che non accadeva un fatto così. Eppure a qualcuno questa "contaminazione" non è andata giù. C'è chi ha sostenuto che non è emersa l'identità viterbese.

Ma magari una cosa del genere succedesse un volta al mese! L'immagine di Viterbo volerebbe.
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