LADISPOLI – Sulla gestione della Grottaccia, sito archeologico di via Rapallo, entra a gamba tesa l’opposizione. Soprattutto dopo che sulla questione si è pronunciato il Tar del Lazio (sezione Seconda Bis) annullando di fatto tutti gli atti connessi all’affidamento in concessione della struttura, a cominciare dal bando di gara con cui il Comune ha avviato l’iter che ha portato all’assegnazione del sito archeologico ad un’associazione culturale del territorio. Era stata un’altra associazione a fare ricorso, e il Tar le avrebbe dato ragione perché preclusa in modo ingiustificato alla partecipazione al bando stesso per il solo fatto di avere sede legale nel comune di Cerveteri. La gara prevedeva, infatti, fra i requisiti di partecipazione, l’obbligo di avere la sede legale nel comune di Ladispoli. Si tratta – per i giudici di primo grado - di una clausola escludente territoriale illegittima che viola diversi principi generali del codice dei contratti pubblici. «La limitazione della partecipazione ai soli enti aventi sede legale in Ladispoli – scrivono i giudici nella sentenza 13287/2022 - è priva di alcuna giustificazione oggettiva e, come tale, risulta in palese contrasto con i principi di libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità come ha avuto modo, in più occasioni, di precisare la giurisprudenza (Cons. Stato n. 3147/19)». La sentenza, annullando il bando e gli atti successivi, fra cui il verbale di gara e la determinazione dirigenziale 1289/2022 di aggiudicazione della stessa, ha accolto il ricorso dell’associazione ingiustamente esclusa e ha condannato il Comune di Ladispoli a pagare le spese legali di circa 3mila euro, più il contributo unificato, per un totale di circa 6.500 euro a carico dei contribuenti. A commentare il fatto è intervenuto il consigliere di opposizione Fabio Paparella (Ladispoli Attiva): «Questo è uno di quei casi in cui il mancato rispetto delle regole che garantiscono equità nell’accesso ai bandi si ripercuote sia sull’associazione aggiudicataria dello spazio, incolpevole rispetto a questo triste epilogo, sia sulla collettività che, oltre a sobbarcarsi le spese di giudizio, dovrà attendere un nuovo bando prima che la Grottaccia sia effettivamente utilizzata per una vera programmazione culturale». Il consigliere comunale bacchetta la Giunta. «Auspichiamo – ha aggiunto Paparella – che questa vicenda aumenti il livello di attenzione dell'Amministrazione non solo sul rispetto delle procedure negli appalti e sui principi del codice dei contratti pubblici, ma in generale su tutti quegli adempimenti che fanno parte delle linee guida dell’Anac. Stupisce infatti che, al di là della clausola territoriale illegittima censurata dal Tar, nello stesso iter sia stata nominata la commissione giudicatrice prima che fosse scaduto il termine per presentare le offerte. Continueremo a vigilare sull’operato dell’Amministrazione, e se necessario ad adire gli organi competenti, affinché le norme siano rispettate e a tutti siano garantiti gli stessi diritti».


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