CIVITAVECCHIA - Un presunto danno erariale per complessivi 1,5 milioni di euro riferiti agli ultimi cinque anni. È quello che la procura regionale del Lazio della Corte dei Conti ha contestato a presidenti, segretari generali e componenti dei comitati di gestione dell’Adsp del Mar Tirreno Centro Settentrionale, per emolumenti ad personam ed indennità secondo l’accusa indebitamente percepiti negli ultimi 5 anni da 16 dipendenti di Molo Vespucci.
Il vice procuratore generale Gaia Palmieri ha inviato un invito a fornire deduzioni entro 60 giorni agli ex presidenti Pasqualino Monti e Francesco Maria di Majo, all’attuale numero uno di Molo Vespucci Pino Musolino, al segretario generale Paolo Risso con il suo predecessore Roberta Macii e ai componenti degli ultimi due comitati di gestione Vincenzo Leone, Matteo Africano, Francesco Fortunato, Roberto Fiorucci, Pino Lotto e Vincenzo Scotti.

All’ex presidente Pasqualino Monti viene chiesto di rispondere per circa 1 milione di euro, addebitandogli anche alcuni ad personam che alcuni funzionari contrattarono al momento dell’assunzione, come consentito dal contratto collettivo nazionale di lavoro e come è sempre stato pacifico che fosse. Ai suoi successori viene addebitato di non aver rimosso le situazioni di presunti indebiti legate soprattutto a dipendenti che nel frattempo avevano cessato di svolgere le funzioni per le quali erano stati riconosciuti loro emolumenti aggiuntivi.
La questione si protrae da anni e visto che la Corte dei Conti ha deciso di agire solo lo scorso 10 ottobre, qualcuno vi potrebbe intravedere una azione ad orologeria, rispetto a presunte colpe da addebitare a presidenti in carica o che potrebbero, come nel caso di Monti, aspirare a nuovi importanti incarichi.

Sono stati “risparmiati” gli ex comandanti della Capitaneria di Porto Giuseppe Tarzia e Francesco Tomas e l’attuale direttore marittimo Filippo Marini, tenendo conto “del limitato periodo di svolgimento dell’incarico” e per gli ultimi due della loro fattiva partecipazione all’attività investigativa della Procura.
In realtà, a ben vedere, tra le motivazioni e le argomentazioni del magistrato contabile, che si è avvalso come detto della collaborazione della Capitaneria di Porto e dell’attuale presidente del collegio dei revisori dei conti dell’ente, Gianluca Laganà, emergono alcune contraddizioni piuttosto evidenti nel pervenire a definire le presunte colpe e gradi di responsabilità erariale. Se da un lato, infatti, Tomas e Marini non vengono riconosciuti colpevoli di aver cagionato alcun danno per il loro limitato periodo di partecipazione al Comitato di Gestione, lo stesso trattamento non viene invece ad esempio utilizzato per l’ex consigliere comunale Francesco Fortunato, che pur essendo rimasto in carica soltanto circa 8 mesi ed avendo partecipato a non più di 5-6 sedute del comitato, questi viene chiamato a rispondere dello stesso presunto danno del presidente o del segretario generale di allora, rispettivamente Francesco Maria di Majo e Roberta Macii: tutti infatti in caso di eventuale condanna dovrebbero risarcire l’erario di circa 55.500 euro ciascuno, così come Africano e Leone, mentre a Fiorelli e Lotto andrebbero aggiunti i 13.000 euro addebitati per il periodo da gennaio 2021 ad oggi.

Tredicimila euro è la cifra richiesta anche a Musolino e Risso, nonostante il magistrato riconosca in diversi passaggi dell’invito a dedurre che alcuni ad personam ed indennità tra quelli oggetto del procedimento sono stati revocati proprio dall’attuale amministrazione, che ha anche provveduto, si legge, ad aver “finalmente avviato alcune iniziative per ovviare alla questione dell’elevato e ingiustificato costo del personale dell’ente, soprattutto attraverso l’approvazione del regolamento per gli ad personam”, dell’agosto 2021.
La stessa Corte dei Conti nel referto sulla gestione 2019 aveva dato atto che l’amministrazione Musolino a marzo del 2021 aveva avviato la definizione del piano di ristrutturazione del personale (coerentemente con il quale sta procedendo alle azioni in esso previste, ndr). Il magistrato richiama inoltre il parere espresso dal Mit che a novembre del 2020 scrisse sul riconoscimento di emolumenti integrativi ad personam ritenendo “condivisibile che per il futuro si prevedano criteri e condizioni atti a limitare l’assegnazione di tali indennità”.
Non c’è da dimenticare, infatti, che fino ad allora lo stesso ministero vigilante aveva sempre approvato non solo i bilanci dell’ente, ma anche le dotazioni organiche e analiticamente le spese sostenute per il personale, limitandosi quindi, un anno dopo la relazione ispettiva da cui è partito l’intero procedimento, ad una generica raccomandazione “per il futuro”, prendendo evidentemente atto, anche sulla base delle relazioni dei consulenti incaricati negli anni scorsi da di Majo, che gli ad personam riconosciuti da anni non fossero recuperabili o revocabili se non esponendo l’ente al rischio di ulteriori gravosi contenziosi.
Non è chiaro dunque come, benché l’importo richiesto sia minimo, una colpa di presunta inerzia sia addebitabile tanto a Musolino, a cui viene espressamente riconosciuto di essersi per la prima volta attivato per sistemare la questione, quanto allo stesso di Majo che in sintesi ha commissionato un’analisi della situazione, provvedendo poi a revocare ogni tipo di ad personam e a recuperare il pregresso ad un solo dipendente e infine scrivendo alla Corte dei Conti quali erano le attività da avviare per il recupero delle somme, soltanto dopo essere uscito da Molo Vespucci a seguito dell’avvenuta nomina di Musolino, senza aver fatto nulla nei 4 anni precedenti – se non nei confronti di un solo dipendente, demansionato, e con cui si è aperto un contenzioso dinanzi al giudice del lavoro.

Insomma, già nelle controdeduzioni se ne vedranno delle belle per una vicenda annosa e che non pare certo essere giunta al suo epilogo, visto che tra il procedimento della Corte dei Conti e i probabili ulteriori contenziosi giuslavoristici che saranno quasi certamente aperti dai dipendenti a cui ormai Musolino dovrà per forza di cose procedere a revocare gli emolumenti finiti sotto la lente della Procura contabile, si ha l’impressione che si sia soltanto all’inizio di un nuovo capitolo di questa lunga storia su cui in passato tutti hanno chiuso più di un occhio, salvo “risvegliarsi” improvvisamente e probabilmente con finalità diverse e ulteriori rispetto al semplice contenimento della spesa del personale.