LADISPOLI – Ci sono voluti più di quattro anni per la prima udienza del processo relativo al kitesurfer ferito da un elicottero militare. L’altra mattina, presso il giudice di pace di Civitavecchia, si è presentato in aula lo sportivo, di professione artigiano odontotecnico, che il 3 ottobre 2018 venne aspirato dal passaggio del potente Chinook sulla spiaggia nord di Torre Flavia. Molto emozionato il 53enne che ha ricordato quel giorno e l’incidente che lo ha coinvolto. Alessandro Ognibene di fronte al giudice Rita Mannarà ha ripercorso per filo e per segno l’accaduto confermando di fatto di essere stato sbalzato via per un volo di oltre 10 metri dall’elicottero durante un’esercitazione interforze. Versione che invece è stata respinta dai legali della difesa che puntano invece sul «colpo di vento». Per gli avvocati dei tre imputati, due piloti e un graduato della Marina militare appartenente ai servizi segreti, non è stato l’elicottero a risucchiare Ognibene mentre si accingeva ad entrare in acqua per praticare il kitesurf. Tra gli elicotteri in azione quel giorno, solo quello coinvolto non aveva la scatola nera a bordo. Quindi non ci sarebbero prove anche se un militare della Capitaneria di porto che ha condotto le attività investigative ha sostenuto che il tracciato di volo era compatibile. Non sono state però acquisite le registrazioni delle conversazioni audio degli altri velivoli impegnati in quella giornata nell’esercitazione. Ma ad inguaiare gli imputati potrebbero essere ora tre testimoni che il 3 ottobre si trovavano a Torre Flavia e che avrebbero assistito alla scena.


Si tratta di un vigilantes, un pescatore e un cittadino che stava passeggiando sull’arenile. Tutti e tre testimonieranno in aula nella prossima udienza prevista il 4 novembre prossimo. La zona non era stata interdetta. «Siamo contenti per l’avvio del processo – commenta il legale del kitesurfer, Giacomo Tranfo – fiduciosi che la verità possa emergere».


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