Dopo la legge sull’antidoping (legge n. 376 del 2000) ci fu un altro atto con il quale il legislatore ha messo mano all’ordinamento sportivo italiano: il decreto legislativo n. 15 del 2004, o decreto Pescante, dal nome del primo firmatario e ideatore, già presidente del CONI e soprattutto membro CIO dal 1994 dove ha ricoperto anche la carica di vicepresidente vicario dal 2009 fino al 2018.


Il decreto Pescante è stato introdotto nell'ordinamento sportivo italiano per adeguare il regime giuridico del CONI e delle Federazioni Sportive Nazionali alle esigenze sorte a seguito dei problemi gestionali ed organizzativi emersi con il d.lgs. n. 426 del 1999 (decreto Melandri). Innanzitutto, si è data la centralità al CONI consegnandogli il titolo di “Confederazione delle Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate”.


Tale modifica ha intervenuta poiché il decreto Melandri aveva attenuato la natura associativa del CONI dando come l’impressione di consegnare più importanza alle Federazioni Sportive Nazionali. Si è voluto anche modificare la norma sull'elezione del presidente del CONI intensificando i requisiti per la candidabilità, rendendolo incompatibile con le altre cariche sportive. Il decreto ha anche eliminato il Comitato Nazionale Sport per Tutti, vista l’incapacità di entrare in funzione per una ferma opposizione delle Regioni e ha immesso nel Consiglio Nazionale del CONI anche rappresentanti degli Enti di Promozione Sportiva (5) e delle Associazioni Benemerite (1).


Un’ ultima importante norma che è entrata in vigore riguarda il numero dei mandati dei presidenti di Federazione. Il decreto prevedeva il limite massimo a due mandati per ogni presidente federale, tranne nel caso in cui: “Per l'elezione successiva a due o più mandati consecutivi, il Presidente uscente candidato è confermato qualora raggiunga una maggioranza non inferiore al cinquantacinque per cento dei voti validamente espressi”.


Da questa norma si evince come un presidente, scaduti i due mandati regolari, potesse essere riconfermato alla guida della Federazione di appartenenza nell’unico caso in cui la votazione presentasse a suo favore oltre il 55% dei voti validi. Il decreto Pescante, in sintesi, ha cercato di riordinare l’ordinamento sportivo dopo la riforma Melandri, lo sviluppo dell’antidoping a livello nazionale ed internazionale e dopo l’istituzione della società in house CONI Servizi S.p.A. Ha cercato di mettere un freno anche ai mandati federali, anche se una clausola ha permesso la continuità nell’attività di governo di ogni Federazione Sportiva Nazionale, stabilendo un tetto minimo di riconferma poi rimodulato con la Legge n.8/2018 o “legge Lotti”.


a cura di Damiano Lestingi


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