CIVITAVECCHIA - Ultimi giorni in parrocchia per don Ivan Leto. Il parroco di San Gordiano Martine lascia quindi la sua comunità dopo un lungo e intenso periodo di lavoro che ha visto crescere la parrocchia e la sua struttura. Arrivato in punta di piedi il 13 ottobre del 2007, in poco tempo è riuscito a ristrutturare completamente la chiesa, il tetto e le mura interne.
Ha completamente rimodellato la struttura interna ed il posizionamento di opere d’arte e statue. Dopo poco tempo è riuscito a rinnovare l'attuale oratorio da lui voluto e dedicato a Papa Giovanni Paolo II, dotandolo di bar interno e teatro. I numerosi progetti portati avanti nel corso degli anni con tutte le istituzioni hanno rimesso la sua chiesa al centro del villaggio, della città giardino come viene chiamata San Gordiano. Ha inoltre rispolverato la tradizione della festa di San Gordiano, portando migliaia di persone a rifrequentare la chiesa e le sue strutture. Il prete giornalista (ha collaborato con il nostro quotidiano per alcuni anni) con la passione per il bodybuilding, non si è mai arreso di fronte alle difficoltà che il Covid ha saputo mostrare alla sua comunità e alla sua chiesa.


Il compianto vescovo Carlo Chenis nell’omelia in cui 15 anni fa presentò Don Ivan Leto alla comunità di Civitavecchia con parole molto chiare: “La comunità parrocchiale è definita “come una famiglia”, dove il parroco è il buon padre che ascolta, incoraggia, si compiace e ammonisce al momento opportuno, capace di fare la sintesi di tutte le richieste che gli giungono dalle diverse realtà della parrocchia”. Quelle parole nel tempo sono diventate un credo per don Ival Leto, che a fine mese lascerà quella che è stata la sua famiglia per quindici anni. Una famiglia che ha saputo amarlo e confrontarlo e che adesso è costretta a privarsene, fiera dei suoi insegnamenti.