La scorsa settimana ci avremmo scommesso: Tedesco - al quale nessuno evidentemente può avere offerto alcuna candidatura - per non fare la figura di chi, pur sedendo accanto a Matteo Salvini nella segreteria politica nazionale della Lega, non è stato preso in minima considerazione dal suo stesso partito, ha pensato bene di anticipare i tempi e dichiarare che per il bene di Civitavecchia lui ha ricevuto un’offerta di candidatura per il Parlamento (senza nemmeno specificare per quale delle due Camere, ma tanto in effetti cambia poco, essendo una fake news) che ha deciso di declinare, per rimanere a lavorare per la città.

Tutto molto bello, poetico e commovente, se non fosse che basta accendere la tv o leggere le cronache politiche dei giornali nazionali per rendersi conto della panzana raccontata dal Sindaco, per salvare la faccia: quando Tedesco ha postato la sua dichiarazione il centrodestra non sapeva ancora nemmeno se avrebbe corso unito, né quanti e quali collegi sarebbero toccati a ciascuna forza della coalizione. Figuriamoci se qualcuno, nella Lega, avrebbe potuto offrire una candidatura a chicchessia, meno che mai a Tedesco, che quella candidatura, come possono testimoniare i suoi più stretti collaboratori della prima ora, l’ha cercata e desiderata fin da quando è entrato a palazzo del Pincio.

Tant’è che, avendo preso malissimo l’esclusione dalla corsa per un seggio parlamentare, secondo i bene informati il Sindaco avrebbe invece richiesto e stavolta, almeno a parole, ottenuto la possibilità di essere inserito nella lista di Roma e provincia del carroccio per il Consiglio regionale.

L’indiscrezione è da confermare, ma a quanto pare sarebbe già arrivata all’orecchio dei big della maggioranza dello stesso Tedesco, che da mesi scaldano i motori per la corsa alla Pisana, e che non avrebbero preso affatto bene la semplice possibilità che questo avvenga.

In questo caso, comunque, c’è più tempo per riflettere: Tedesco dovrebbe infatti dimettersi entro il giorno di presentazione delle liste, ossia un mese prima del voto (che potrebbe essere tra fine gennaio e inizio febbraio 2022), quindi verso la fine di quest’anno. Se questa eventualità dovesse concretizzarsi, a Civitavecchia si voterebbe a maggio 2023, un anno prima della fine della consiliatura.

Ovviamente tutto questo non c’era scritto nel post su Facebook di Tedesco, reduce dalla conferenza stampa di presentazione del cartellone estivo, dove il suo nome campeggia sotto lo stemma comunale.

A proposito, lo sanno il primo cittadino ed il suo staff della comunicazione che a palazzo del Pincio è in atto dal 21 luglio una quotidiana e sistematica violazione della par condicio e delle norme sulla comunicazione istituzionale in campagna elettorale che impongono che «a far data dalla convocazione dei comizi elettorali (il 21 luglio appunto, ndr) e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni e che tale divieto trova applicazione per ciascuna consultazione elettorale e referendaria», come del resto “ricordato” dal Corecom a tutti i comuni e le province, senza però trovare ascolto in particolare a Civitavecchia. E le sanzioni non sono così banali: da 20 a 500 milioni del vecchio conio.

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