CIVITAVECCHIA - Tenta il suicidio in cella ingoiando lamette e pile: salvato in extremis. È successo poco prima di mezzanotte quando il detenuto, uno straniero di circa 30 anni, durante la fase di somministrazione della terapia ha iniziato a protestare dando in escandescenza, a quanto pare non sono ben chiari i motivi. L’uomo improvvisamente ha afferrato delle lamette e delle pile, iniziando ad ingoiarle per togliersi la vita. Provvidenziale l’intervento degli agenti della Polizia penitenziaria che hanno scongiurato il peggio insieme ai medici dell’infermeria della Casa circondariale di Borgata Aurelia. Il detenuto è stato scortato fino al Pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia dove è stato salvato. Situazioni esasperate dalla pandemia legata al Covid con le diverse concessioni fatte alla popolazione carceraria che spesso vengono fraintese e spesso, come in questo caso, non sarebbero nemmeno ben chiari i motivi della protesta che ha portato al gesto estremo.

Naturalmente sono rilevanti gli sforzi che ogni giorno fa la Polizia penitenziaria (non solo all’interno dell’istituto) per mantenere la barra dritta: controlli, perquisizioni e successive indagini ogni volta che viene commesso un reato. Quando poi ci si trova di fronte a un tentativo di suicidio, gli agenti diventano spesso psicologi, cercano di capire, di studiare il perché certe cose continuino ad accadere, seppure l’ambiente e la carenza ormai cronica di personale fornisce d’impatto delle risposte molto più che attendibili. Si fa quello che si può con i mezzi a disposizione. Ogni volta che si riesce a conservare salva la pelle o a impedire a un detenuto di farsi del male, la Polizia penitenziaria esulta e con essa la direzione dell’istituto.

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