Parlare dei Comitati Olimpici Nazionali non è semplice. L’errore più comune è quello di equipararli allo Stato in cui operano; un esempio è il CONI con l’Italia. Tanti, troppi, pensano che il CONI sia una diramazione del Governo o dell’apparato burocratico italiano. Niente di più sbagliato. In realtà la questione è più complessa. Si pensi che nel mondo esistono ben 206 NOC (National Olympic Committee), più uno “speciale”. Numero ben superiore ai 193 paesi sovrani che occupano una poltrona alle Nazioni Unite. E allora questi Stati dove sono? Ma soprattutto, chi sono? La risposta è che non sono Stati. Nessuno dei 206 lo è. Il CONI, per esempio, non è lo Stato italiano ma lo rappresenta. Non è una sua diretta emanazione. Quando si parla di NOC si deve necessariamente parlare di “Comitati” che rappresentano un territorio ben definito e che sono emanazione e derivazione dell’organismo sovranazionale qual è il CIO (Comitato Internazionale Olimpico).Esistono 193 Stati sovrani che “riconoscono” un proprio NOC ma in alcuni di questi stati è stata data la possibilità di riconoscerne più di uno. Aruba, Bermuda, Cayman, Isole Vergini Britanniche, Hong Kong, Guam, Isole Vergini, Samoa Americane, Isole Cook, Palestina, Porto Rico, Taipei e Kosovo sono politicamente e giuridicamente territori appartenenti a Stati più grandi, quali (per esempio) USA, UK, Australia, Cina; ma nei decenni, vista la loro peculiarità territoriale, antropologica e storica, hanno richiesto al CIO e al proprio Stato di appartenenza una deroga per formare un proprio NOC. Un atleta portoricano ha il passaporto al 100% statunitense; eppure gareggia per una sua propria “nazione” se così si può dire, per semplificare. La storia ha fatto sì che il CIO fosse il primo organismo internazionale a consegnare una sorta di indipendenza a determinati territori. Si pensi all’Ungheria della fine dell’Ottocento e al proprio membro dentro il CIO, nonostante il paese dell’est fosse un territorio Prussiano. Per non parlare dei paesi che si presentarono alle Olimpiadi di Barcellona 1992, subito dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Non erano ancora formalmente Stati sovrani, ma poterono partecipare sotto forma di Comunità degli Stati Indipendenti. Oppure al Kosovo e alla Palestina, paesi ancora oggi non universalmente riconosciuti all’ONU ma sportivamente indipendenti. Da notare che negli ultimi anni il CIO stesso ha formato un Comitato Olimpico “speciale” quale il IOC Refugee Olympic Team, la squadra dei rifugiati, in collaborazione con il dipartimento UNHCR dell’ONU. Parlare dei Comitati Olimpici Nazionali è, quindi, più complesso del previsto, soprattutto perché il CIO è l’unico ente sovranazionale che ha la completa autonomia e indipendenza dagli Stati sovrani e ha in essi sue dirette emanazioni, quali i Comitati Olimpici Nazionali.
A cura di Damiano Lestingi
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