CIVITAVECCHIA - La notizia che Sindaco, vice-sindaco, un assessore e il Segretario Generale del Comune chiedano udienza e vengano ricevuti dal Procuratore della Repubblica è giornalisticamente rilevante e preoccupante al tempo stesso perché lascia immaginare una situazione di estrema gravità da denunciare dal massimo rappresentante della Città al magistrato più alto in grado sul territorio.
Soprattutto perché in questa “visita” in via Terme di Traiano il primo cittadino si è fatto accompagnare da mezza giunta e dal primo dirigente, nonché garante della legittimità e legalità del Pincio.

La stizzita non-risposta di Tedesco alla consigliera della Svolta Fabiana Attig che giustamente chiedeva che il consiglio comunale fosse informato dal Sindaco sui motivi dell’incontro con il dottor Vardaro, secondo indiscrezioni giornalistiche non smentite legato alla delibera sul Marina Yachting, alla vigilia della discussione dell’atto nel massimo consesso cittadino, apre inevitabilmente una riflessione del tutto diversa.
Se fosse infatti vero, come affermato da qualcuno dei partecipanti alla riunione, che la spedizione dal Procuratore non è servita a denunciare fatti gravi e penalmente rilevanti, ma sostanzialmente a “lamentare” quelle che sarebbero state definite indebite pressioni da parte della stampa, con particolare riferimento a questo giornale, la gravità dell’accaduto sarebbe addirittura superiore alla preoccupazione riportata dagli interventi in consiglio.

Basta ripercorrere le cronache giornalistiche sul MarinaYachting per accorgersi infatti che la Provincia si è limitata a fare il lavoro che dovrebbero fare i giornali: ha riportato che su un progetto definito dal sindaco stesso, di fronte a un rappresentante del Governo, di “estremo interesse per la città”, era stata depositata il 13 aprile una delibera, a firma del Sindaco stesso, a inizio maggio non ancora assegnata dalla Presidente del Consiglio Comunale ad alcuna commissione per avviare l’iter di approvazione.

La risposta a questi articoli, come ricordato all’aula Pucci dal consigliere di FdI Frascarelli, è stata una singolare lettera aperta della Presidente Mari al Presidente dell’Adsp, semplice “spettatore” in questa fase del procedimento, in cui la stessa Mari sosteneva di essere tirata per la giacca, facendo riferimento a «interessi sindacali, privati, partitici che tentano di spingere o frenare le leve dell’amministrazione pubblica. Anche l’opposizione consigliare con i mezzi di informazione cerca di fare altrettanto».
Come abbiamo già avuto modo di scrivere, sollecitare che una delibera del Sindaco relativa a un iter partito 7 anni fa, con un’altra amministrazione, compia il suo normale iter nei normali tempi previsti dal regolamento, non ci pare affatto che sia una pressione o una indebita ingerenza, né da parte della stampa, che ha sollevato la questione, né da parte dei consiglieri comunali che hanno esercitato una loro prerogativa e infatti hanno ottenuto la convocazione del consiglio comunale nei tempi previsti dal regolamento.

Ci avrebbe stupito meno se il Sindaco avesse eventualmente percepito come pressioni quelle in senso opposto, per allungare ancora il brodo e chiedere ulteriori approfondimenti dopo mesi e anzi anni in cui i progetti sono stati analizzati non solo da tutte le forze politiche, ma anche dagli organi di giustizia amministrativa e penale.
Perché chiudere l’iter e realizzare quest’opera significherebbe far partire un investimento totalmente privato da 23 milioni di euro, di cui oltre 11 a totale beneficio dell’infrastruttura portuale pubblica e della città, con il recupero, con un paio di milioni del proponente privato, del Lazzaretto. Oltre ai risvolti di carattere occupazionale e alla creazione di indotto per la cantieristica e non solo.
Non chiuderlo, invece, significherebbe probabilmente beneficiare la concorrenza di Fiumicino, far perdere l’ennesima occasione alla città e forse favorire imprenditorialmente anche qualcun altro.
Come abbiamo già chiesto, dunque, cui prodest creare tutto questo polverone per frenare la delibera di Tedesco?
Quali sono, eventualmente, e di chi sono gli interessi a tenere “appesa” la delibera richiesta a dicembre da un organo dello Stato, la Soprintendenza, per proseguire nel normale iter amministrativo già avviato ?
E soprattutto perché lo stesso Tedesco va in Procura ? E semmai perché ci va a denunciare non chi potrebbe avere l’intento di rallentare l’azione amministrativa (più o meno legittimamente non spetterebbe certo a noi dirlo, ma che comunque in questo caso potrebbe essere più all’interno, che all’esterno, della sua stessa maggioranza) ma i giornali che hanno acceso i riflettori sulla vicenda?

L’avvocato Tedesco quando decide di recarsi dal procuratore Vardaro con quali finalità lo fa, facendosi accompagnare da altri testimoni, peraltro tutti avvocati?

Queste sono le domande, oggi senza risposta, che riteniamo che un giornale debba rivolgersi e rivolgere a chi può dare le risposte, e finora si è ben guardato dal farlo, svicolando e cercando senza riuscirsi di spostare l’attenzione.

Per il resto, non creda, il sindaco Tedesco, di intimidire con questo tipo di azioni, chi ogni giorno, da 20 anni, svolge il proprio lavoro con scrupolo, dedizione e sacrificio.
Come in passato non lo abbiamo consentito ad altri, oggi non possiamo consentirlo a lui, che ha passato il segno con una iniziativa veramente sorprendente, dimostrando poi di non avere in considerazione alcuna il ruolo e l’istituzione che rappresentano i consiglieri comunali e arrivando a dire, in pieno stile Marchese del Grillo, che la sua onestà intellettuale non può essere messa in discussione, mentre lui può farlo rispetto agli altri.
Ma soprattutto non glielo consente l’articolo 21 della Costituzione della Repubblica, a cui ha giurato fedeltà.
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