CIVITAVECCHIA - "Da parte nostra, nonostante questi episodi, resta la volontà di aiutare le persone, per questo cerchiamo di convincerle e spiegare ogni cosa nel dettaglio, certo si tratta di conversazioni sfidanti ma bisogna sempre tenere a mente che davanti hai qualcuno che ha paura".

Inizia così il racconto della giovane dottoressa 27enne - che ha preferito rimanere anonima - vittima dell’aggressione di venerdì all’hub vaccinale in porto da parte di un utente. L’intervento della Polizia ha impedito che dalle minacce si passasse ad altro. Un episodio spiacevole e, purtroppo, non isolato che rende bene l'idea dell'assurdità di certe situazioni in cui si ritrovano gli operatori sanitari, costretti a fare i conti con lo "zoccolo duro", quelli che il vaccino proprio non vorrebbero farlo. E se da un lato, come spiega il medico, ci sono persone che si pongono con educazione e sono disposti all'ascolto, dall'altro c'è chi si presenta con fare battagliero, forte di convinzioni sviluppate con metodi quantomeno discutibili.

"Tendenzialmente - ha continuato - adesso che la campagna vaccinale volge al termine, almeno come prime dosi, rimangono i soggetti più scettici". Con l’obbligo vaccinale per gli over50, poi, si è toccato l’apice. «Quasi giornalmente - ha aggiunto il medico - veniamo in contatto con questa tipologia di utenti. Alcuni, fortunatamente, sono educati e a quel punto è un piacere fornire spiegazioni e cercare di fugare ogni dubbio, sostanzialmente capiscono che siamo lì per effettuare un servizio legato a regole o a moduli (come il consenso, ndr). Poi ci sono quelli che vengono all’hub vedendo in noi una sorta di nemico e si sentono in dovere di scrivere sul modulo formule come “sono stato obbligato dallo Stato” o giù di lì, la cosa che mi ha colpito è che vengono sapendo già cosa andranno a scrivere, dimostrando che probabilmente alle spalle c’è un’organizzazione, ad esempio gruppi Telegram o simili. Compilano i moduli per l’anamnesi scegliendo l’opzione “non so” e questo ci impedisce di prendere decisioni".

Insomma atteggiamenti che creano ritardi e confusione, impedendo ai medici di svolgere al meglio il loro lavoro. "Durante il colloquio - ha sottolineato - cerchiamo sempre di mantenere la calma, nonostante a volte questa tipologia di persone si presenti con fare arrogante e minaccioso. Mi è capitato di essere registrata, di trovare biglietti tra i moduli con scritto “assassini dello Stato” e quant’altro. Questo episodio, devo dire, è stato particolarmente spiacevole. Mi sono accorta di essere registrata, l’uomo poi aveva un fare particolarmente minaccioso. Alla fine ero riuscita a farmi firmare il modulo, cosa tutt’altro che scontata, ma mi si è parato davanti bloccandomi l’uscita dalla stanza, pretendendo di fare una foto ai fogli. Purtroppo episodi simili sono all’ordine del giorno, ormai è rimasto lo zoccolo duro, ci è capitato di rimanere bloccati con i pazienti anche per 3 ore".

Ma la passione e la vocazione per un mestiere che fa del “bene” agli altri la propria missione hanno la meglio. "Bisogna comprendere che tante reazioni sono dettate dalla paura. Tanti - ha continuato la 27enne - vengono già arrabbiati, carichi di frustrazione e arrivano a prendersela con te che sei la persona fisica davanti a loro. Un comportamento figlio della paura. Quando si pongono educatamente è un piacere".

Da parte della Asl Roma 4 "e dei responsabili del centro c’è il massimo supporto. Dopo l’episodio ho parlato con la dirigenza dell’azienda e mi sono sentita molto accolta da loro. Ho sentito la partecipazione umana. Siamo tenuti a segnalare quando viene questo tipo di persone. La mia speranza - ha concluso il medico - è che questo episodio possa servire per sensibilizzare le future prime dosi, quantomeno sul fatto che non si possono fare aggiunte sui moduli e capire che azioni del genere hanno conseguenze, come l’intervento della Polizia".

©RIPRODUZIONE RISERVATA