MONTALTO - Deposito rifiuti radioattivi, i sindaci della Tuscia: il 45% dei siti nel nostro territorio? No netto e forte «Quando il 45% circa dei siti ’verde smeraldò (quelli con più requisiti di idoneità) viene individuato in una sola provincia, la nostra, è lecito domandarsi perché». Si legge in un documento sottoscritto da sindaci e amministratori della provincia di Viterbo a proposito dei siti per le scorie nucleari a cuioppongono «un no netto e forte» e chiedono «alla regione Lazio di difendere i diritti dei cittadini della Tuscia, mettendo tutto il suo peso in questa battaglia perché, difendendo la provincia di Viterbo, difende tutto il Lazio».«Siamo consapevoli della necessità di individuare un sito per le scorie nucleari nazionali, il tema per la nostra provincia però –si legge nel documento- è un altro. Siamo una provincia che evidenzia una incidenza di patologie tumorali, malformative, e degenaritive superiore alla media nazionale. Queste malattie chiamano in causa in modo diretto o indiretto fattori di rischio presenti in manierasignificativa nella nostra provincia, come ripetuti studi hanno evidenziato».«È appena il caso di ricordare il radon, l’arsenico nelle acque, fitofarmaci e pesticidi. Non è pensabile non applicare al nostro territorio quel ’principio di precauzione che invita ad evitare inogni modo la presenza di ulteriori fattori potenzialmente a rischio di comorbilità. Per questo il nostro no deve essere totale ed assoluto, lo dobbiamo alla salute dei nostri cittadini ed in modo particolare dei nostri figli».Quindi gli amministratori della Tuscia si chiedono perché il «45% circa dei siti con più requisiti di idoneità» sia stato individuato nel loro territorio: «La risposta non può essere semplicisticamentenon ce n’erano altre, ma forse si è voluto identificarla partendo dal presupposto che il nostro territorio, area interna, già gravato da scelte improvvide del passato, quale la centrale nucleare di Montalto di Castro (che attende ancora la bonifica e la riconversione), fosse naturalmente predisposto all’accettazione di questo ulteriore gravame».«Non si mette in discussione che altrove ci possa essere una competizione per un insediamento che richiama una mole di denaro da investire, ma la nostra provincia, la cui economia è prevalentementefondata sul turismo ed agricoltura di qualità, ne uscirebbe drammaticamente danneggiata. Occorre la mobilitazione di tutti cittadini, sindaci, amministratori e soprattutto della regione Lazio per fermare questa localizzazione. Una battaglia di questo tipo, sì, non ha colore politico. Non può essere combattuta sotto traccia o in sordina, neppure può essere affidata a tecnici propensi alcompromesso».«Occorre un no netto e forte, è per questo che chiediamo alla regione Lazio di difendere i diritti dei cittadini della Tuscia mettendo tutto il suo peso in questa battaglia perché difendendo la provincia di Viterbo difende tutto il Lazio».