di GINO SALADINI



CIVITAVECCHIA - Il genere noir in Italia è spesso confuso con il racconto giallo (un genere di letteratura che ho avuto modo di caratterizzare nel numero precedente di questa rubrica). In realtà il romanzo noir si differenzia in maniera marcata dal giallo classico. In una storia virata al noir la cosa più importante non è scoprire chi è l’assassino, non è risolvere un crimine, bensì fare un viaggio in uno spaccato sociale attraverso lo sguardo dolente di un antieroe (spesso un uomo ferito nell’anima, che non cerca rivincite, che vorrebbe essere solo lasciato in pace e che, invece, si ritrova al centro di una vicenda torbida ed estremamente pericolosa). Noir è un termine francese che significa non soltanto nero (con riferimento al colore) ma anche misterioso, cupo. Raccontare noir significa affondare le mani nel magma scuro dell’anima dei protagonisti, degli antagonisti, di ambienti. Nel giallo classico spesso il finale della storia è consolatorio, l’indagine razionale riporta ordine là dove il crimine aveva creato il caos. Nei romanzi noir, invece, spesso i finali sono oscuri, lasciano la bocca amara, non solo non risolvono l’indagine ma spalancano finestre interpretative inquietanti per i lettori. Una volta terminata la lettura il noir chiede la voglia di riflettere. Non è lettura d’evasione. È romanzo sociale. È un narrare in cui violenza, sesso e attività criminali s’amalgamano in un tipo di racconto perturbante, inquietante. Nel noir ci sono molti sottogeneri (hard boiled americano, noir francese, noir mediterraneo, noir scandinavo) che avremo modo di analizzare nelle prossime puntate della rubrica. Senza fare ancora distinzioni tra le varie articolazioni di questo mondo letterario composito, ricorderò alcuni tra gli scrittori di noir che preferisco: i francesi Jean-Patrick Manchette (fondamentale la lettura del suo Posizione di tiro) e Jean-Claude Izzo (irrinunciabile la Trilogia di Fabio Montale); gli statunitensi James Ellroy (Dalia nera e American tabloid) e Don Winslow (Il potere del cane) e gli italiani Carlo Lucarelli (Almost blue) e Giancarlo De Cataldo (Romanzo criminale e Suburra).