LADISPOLI - Da un anno vive in una casa famiglia, lontana dall'affetto dei suoi cari per una decisione presa dai servizi sociali del Comune di residenza. A puntare i riflettori sulla vicenda è stato il senatore Lucio Malan, vicecapogruppo di Forza Italia. Il senatore ha presentato un'interrogazione parlamentare al ministro della Salute Giulia Grillo, della Giustizia Alfonso Bonafe e delle Politiche sociali, Luigi Di Maio. 



I FATTI. Il 28 giugno dello scorso anno a Ladispoli una bambina di 11 anni è stata allontanata dalla madre. Il tutto "senza nessuna indagine", come affermato dal legale della donna, l'avvocato Catia Pichierri responsabile legale della Onlus Rete Sociale. Tutto comincia con la segnalazione da parte della scuola agli enti preposti (Servizi sociali e forze dell'ordine) su alcuni episodi riguardanti la bambina. In pratica, la piccola, si sarebbe assentata da scuola per 27 giorni, effettuando inoltre 7 entrate in seconda ora. Il motivo di questa assenza prolungata sarebbe da attribuire ai pidocchi. La madre era stata infatti contattata dalla scuola per essere informata che la figlia aveva pidocchi che si sarebbero ripresentati anche a febbraio dello scorso anno. In quel caso, dopo pochi giorni di assenza la bambina sarebbe tornata in classe con i capelli tagliati e una parrucca. Nella relazione effettuata dalle insegnanti, inoltre, si evincerebbe che la bambina si sarebbe presentata spesso a scuola "poco curata" per quanto riguarda "l'igiene personale" con gli abiti e il materiale scolastico che puzzavano "anche di fumo di sigaretta", oltre ad indossare "abiti non adatti alla sua età", portati, secondo la relazione "per più giorni consecutivi". Da qui sarebbe partito un colloquio conoscitivo con la madre da parte degli assistenti sociali a cui sarebbe seguita il 27 giugno 2018 una visita domiciliare. La casa, secondo quanto spiegato dal legale, non si sarebbe presentata in condizioni disastrate. «Era stata ristrutturata da poco e c'erano alcuni scatoloni in giro in quanto la famiglia stava per trasferirsi in Bulgaria. Addirittura - ha sottolineato ancora il legale - l'abitazione si trova in classe energetica A». Passano però 24 ore quando alla porta della famiglia, di origini bulgare, si presentano i servizi sociali, accompagnati dall'assessore alle Politiche sociali del Comune, dagli uomini della municipale e dai Carabinieri, che portano via la bambina sulla base dell'articolo 403 del codice civile. «Si tratta - ha spiegato l'avvocato Catia Pichierri - di un provvedimento d'urgenza precedente alla Carta Costituzionale che dà la possibilità di allontanare il bambino quando questi si trova in una condizione di grave pericolo per la propria integrità fisica e psichica». Quando cioè ci si trova davanti a dalle prove concrete come «ad esempio referti medici o in presenza di segni evidenti sul corpo». «Ma il caso non è questo», ha tenuto a sottolineare il legale. «Nel caso di specie si parla di peli di cane e si fa riferimento alla segnalazione della scuola». Segnalazione, quella della scuola, che «non è stata preceduta dalla convocazione preventiva della famiglia». 



I RAPPORTI CON LA SCUOLA. Nel colloquio con i servizi sociali i genitori avrebbero inoltre rappresentato, come spiegato dal vicecapogruppo di Forza Italia, Malan, «la forte inimicizia che vi era tra loro e la scuola, e in particolare con il dirigente scolastico». Inimicizia sfociata anche in «alcune denunce penali presentate a carico del dirigente scolastico» e basate sulla «divulgazione non autorizzata sul sito della scuola - a sua volta collegato ad altri siti tra cui Vimeo, una piattaforma di visualizzazione e condivisione di contenuti multimediali - di fotografie in cui era Sofia (nome di fantasia, ndr)». «I coniugi avevano anche protestato perché nella scuola - prosegue ancora Malan - era stata imposta come lingua obbligatoria il rumeno anziché l'inglese, quest'ultima disponibili solo a pagamento». A contestare quest'ultima affermazione c'è però il dirigente scolastico stesso che spiega come «l'inglese è riconosciuto come materia curriculare, quindi non a pagamento» e che i genitori «sapevano che in quella classe si sarebbero effettuate anche lezioni di romeno. Se erano contrari avrebbero potuto spostare la figlia in un'altra classe dove questa materia non era inserita nella didattica». Rapporti tesi, dunque, tra la famiglia e l'istituzione scolastica dimostrata anche da alcune lamentele poste in essere da parte di docenti e di alcuni genitori, direttamente al dirigente scolastico, per il comportamento spesso assunto dalla madre della bambina. 



LE VACCINAZIONI. La bambina, dopo essere stata allontanata dalla sua famiglia, inoltre, sarebbe stata sottoposta nuovamente alle vaccinazioni che però «erano state già effettuate in Bulgaria». 



SOSPESI GLI INCONTRI CON LA MADRE. La bambina è stata così affidata ad una casa famiglia della zona con la madre che poteva farle visita per due volte a settimana. Incontri che però da qualche tempo sarebbero stati interrotti. «La donna - ha detto il legale - ha ricevuto una raccomandata dai servizi sociali molto laconica in cui si fa riferimento a pregressi episodi che hanno portato alla decisione della sospensione degli incontri». Sarebbe stata inoltre vietata la possibilità di far visita alla bambina al padre acquisito, il compagno della madre «è stata disconosciuta la figura di genitore sociale» e alla nonna e bisnonna della bambina che sono volate dalla Bulgaria all'Italia per cercare di vedere la nipote. 



LE ATTIVITA' SVOLTE. Nonostante la piccola sia di religione ortodossa, tra le varie "accuse" c'è quella di farle servire messa come chierichetto e di farla partecipare anche alle varie attività religiose.



LE CONDIZIONI DELLA PICCOLA. «La mamma ha riferito - spiega l'avvocato - di cicatrici dietro la schiena che non erano presenti quando la bambina viveva in casa e che dunque sarebbe avvenuto all'interno della struttura. Inoltre la bambina mostrerebbe dei tic e uno stato di agitazione che prima dell'allontanamento dalla sua famiglia non presentava». Non solo. Sull'intera vicenda, a quanto pare «la bambina non è stata mai sentita, come invece prevede l'articolo 315 bis del codice civile, su questi episodi». E anche se fosse sentita ora per cercare di andare a fondo relativamente alla vicenda i suoi ricordi potrebbero essere «inquinati», visto il periodo di tempo trascorso. «Oltre che dalla sua famiglia è stata allontanata anche dai suoi amici, compagnetti che erano soliti frequentare l'abitazione della famiglia per giocare con lei. E' stata isolata». 



L'AZIONE LEGALE. L'avvocato si è ora costituito davanti al Tribunale di Civitavecchia contestando il provvedimento e chiedendo il reinserimento nel nucleo familiare della bambina. La decisione però potrebbe arrivare anche tra qualche mese, dopo cioè la pausa estiva. 



L'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE. Nel frattempo il senatore Malan ha interrogato sulla vicenda i ministri chiedendo loro, «secondo le rispettive competenze, di sapere se non ritengano siano stati violati gli articoli 1 e 4 della legge 28 marzo 2001 n. 149; gli artt 3, 29 e art. 30 della Costituzione, tutti volti a preservare, ove possibile, l'unità familiare; gli artt 9 e 12 della Convenzione di New York, che stabiliscono rispettivamente il diritto del minore a non essere allontanato dalla propria famiglia se non in casi estremi di maltrattamenti e incuria e il diritto all'ascolto del minore per ogni questione che lo vede coinvolto; l'art. 8 della CEDU che impone agli Stati di armarsi di un vero e proprio arsenale, come lo definisce la Corte EDU, al fine di garantire l'unità familiare e la non ingerenza in esso se non in modo proporzionato alla necessità; l'art. 315 bis c.c. che stabilisce l'obbligo di ascolto del minore a pena di nullità del provvedimento giudiziario che lo coinvolge; e infine le linee guida dell'ordine nazionale degli assistenti sociali del 2016, che riconosce l'allontanamento operato ex art 403 cc come extrema ratio, da usare solo dopo aver posto in essere tutti i necessari interventi sociali onde prevenire ed evitare un provvedimento così grave, e che contestualmente all'allontanamento deve essere predisposto un progetto per il recupero della genitorialità». Il senatore, inoltre chiede ai ministri «se non ritengano che tali modalità di intervento possano provocare traumi indelebili alla minore e al proprio nucleo familiare per quella che è stata da più esperti definita "alineazione familiare". Considerando che Sofia (nome di fantasia, ndr) è da oltre un anno in un contesto residenziale, privata di ogni contatto con i propri familiari e amici e delle proprie abitudini, oltre a essere contrarie all'obbligo per lo Stato di promuovere il benessere dei cittadini, se daranno l'assenso a iniziative legislative aventi il fine di evitare inappropriati e ingiustificati interventi istituzionali nelle famiglie, prevedendo sanzioni per coloro che assumono condotte contrarie alla tutela del minore come stabilita dalle leggi nazionali e sovranazionali. In particolare - ha concluso Malan - al ministro della giustizia, se intende promuovere azioni nei confronti dei responsabili». 



LA MANIFESTAZIONE. E proprio per cercare di sensibilizzare il Governo su questo delicato tema, quello cioè degli allontanamenti dal nucleo familiare, proprio il senatore Lucio Malan ha promosso per il 27 luglio una manifestazione a Roma, davanti al Ministero della Giustizia. Tra gli altri obiettivi anche quello di «fare in modo che si prenda coscienza di quello che avviene - ha spiegato l'avvocato Catia Pichierri - e soprattutto che avviene in constrasto con qualsiasi norma esistente e in contrasto con le linee guida degli stessi assistenti sociali. Gli stessi assistenti sociali infatti affermano che l'allontanamento deve essere l'estrema ratio».