CIVITAVECCHIA - Sono numeri che parlano chiaro. Non sono una novità, anzi da anni gli addetti ai lavori denunciano un sottosviluppo del settore container nel porto di Civitavecchia che preoccupa. E questo sia per le potenzialità del terminal presente nello scalo, sia soprattutto per il confronto con gli altri porti del Paese, i quali nel corso degli anni hanno conquistato fette importanti del traffico merci, lasciando poco a Civitavecchia. 



I motivi sono diversi. C’è chi parla di un monopolio che non aiuta. Chi più volte ha denunciato la presenza di un ‘‘tappo’’ sul porto cittadino. Chi ancora ha messo in evidenza l’inadeguatezza delle infrastrutture a servizio dello scalo, a partire dal mancato completamento della trasversale. Iil dato finale, come più volte sottolineato specie nel corso degli ultimi mesi, è quello di numeri inferiori alle potenzialità. I dati pubblicati nei giorni scorsi relativi alla classifica dei traffici portuali italiani per l’anno 2018 ancora una volta vedono lo scalo marittimo locale agli ultimi posti per quanto riguarda questo tipo di traffico. E questo va a ripercuotersi, negativamente, anche sulle minori entrate per l’ente e per la Regione. 



Al primo posto della classifica nazionale figura l’accoppiata Genova-Savona, con oltre due milioni e 600mila teu movimentati lo scorso anno. Segue Gioia Tauro, che supera ampiamente i due milioni e 300mila teu. Sul gradino più basso del podio si piazza l’accoppiata La Spezia-Marina di Carrara, con oltre un milione e mezzo di teu movimentati. Civitavecchia conta poco più di centomila teu, 108.402 per la precisione, compresi quelli movimentati da Cfft per l’agroalimentare, piazzandosi all’undicesimo posto sui quattordici approdi considerati, prima soltanto di Palermo, Catania e Manfredonia-Barletta-Monopoli. Eppure Civitavecchia serve il primo mercato di consumo del Paese, quello di Roma, quinto a livello europeo. Cosa non funziona? Cosa c’è da sviluppare? Dove bisogna intervenire? Che tipo di problematiche si riscontano?



Oggi più che mai è necessario fare il punto del settore. È questa infatti la richiesta che è arrivata nel corso dell’ultima seduta del tavolo del partenariato, all’unanimità.  Le organizzazioni sindacali, Filt Cgil in testa, hanno chiesto di coinvolgere direttamente la Regione Lazio attraverso la richiesta di istituzione di un tavolo nel corso del quale comprendere quali sono le ragioni per cui il traffico dei contenitori non decolla e trovare le adeguate soluzioni. La Regione, in questo senso, starebbe già lavorando ascoltando le diverse parti in causa per avviare il tavolo apposito.