E’ allarme rumore nelle grandi città di tutto il mondo, Italia compresa. Quasi un terzo della popolazione del Belpaese è esposto a un eccesso di decibel. E il bombardamento sonoro - compagno di vita quotidiana per milioni di persone - non colpisce solo le orecchie, aumentando di circa il 30% la probabilità di avvertire un disturbo uditivo. Ci si può ammalare di rumore: il frastuono assordante arriva a raddoppiare i casi di disturbi dell’umore, insonnia, difficoltà di concentrazione e mal di testa. E anche il cuore è sotto attacco. E’ il quadro tracciato dal Consensus Paper ‘Coping with noise’, promosso da Amplifon che a un mese dalla celebrazione dei suoi primi 65 anni presenta un’ampia indagine sull’inquinamento acustico, condotta da Gfk Eurisko su 8.800 persone in 11 Paesi del mondo, per conoscere da vicino il nemico numero uno dell’udito. Anche cuore e arterie soffrono i decibel. Il rumore può infatti stressare il sistema cardiovascolare, tanto che alcune indagini lo additano come un fattore di rischio. Inoltre, dal Consensus emerge una «correlazione pericolosa» con alcuni disturbi fortemente debilitanti: circa il 30% delle persone esposte a un livello alto di rumore lamenta infatti un disturbo dell’umore (irritabilità, umore instabile, nervosismo e preoccupazione), insonnia, difficoltà di concentrazione e mal di testa, contro il 16% di chi è meno esposto al rumore. Senza contare il rischio di danni alle orecchie. Danni «anatomici e funzionali che dipendono dall’intensità del rumore, dalla durata dell’esposizione e dalla suscettibilità che ogni persona ha», spiega Giancarlo Cianfrone, professore ordinario di Audiologia e direttore del Dipartimento organi di senso all’università degli Studi di Roma La Sapienza.  I più vulnerabili, continua l’esperto, «sono i giovani e gli adolescenti spesso esposti a musica ad alto volume, e gli anziani in cui al rumore si aggiungono il possibile utilizzo di farmaci ototossici e un maggiore rischio metabolico e cardiovascolare: un mix esplosivo per l’udito». Gli specialisti, prosegue Roberto Albera, professore ordinario di Otorinolaringoiatria all’università degli Studi di Torino, hanno coniato «il termine ‘socioacusia’ per indicare un deficit uditivo che si manifesta come conseguenza del vivere in ambienti con un elevato tasso di inquinamento acustico». Ambienti come le metropoli e le città in generale.