«Non so niente di tutta questa vicenda. Dico solo che mi fidavo di Mammoli perchà© mi sembrava avesse preso a cuore la sorte della mia famiglia». Queste sono solo alcune delle affermazioni rese, durante l'interrogatorio di garanzia, da K.S., la 35enne civitavecchiese accusata di aver incoraggiato e permesso gli incontri sessuali tra il proprio figlio 13enne e Angelo Mammoli, il 60enne accusato di violenza sessuale su minore. L'esame, svolto in Tribunale, è stato breve, anche per le precarie condizioni di salute dell'indagata che avevano costretto il Gip a rinviare già  una volta l'interrogatorio. Nonostante questo la donna ha preferito rinunciare alla facoltà  di non rispondere al pm. Si è mostrata del tutto sorpresa, affermando di aver appreso la notizia in un secondo momento: non poteva affatto immaginare che quell'uomo, apparentemente gentile e premuroso, avesse in realtà  ben altre intenzioni. Così alle domande del Pm dirette a ricostruire la vicenda, la donna ha ribadito di non sapere assolutamente niente. Al termine dell'ascolto il Gip ha ritenuto di non dover applicare ulteriori misure cautelari nei confronti della donna che, a causa del disagio psichico, è già  ospitata in una struttura di cura, con l'obbligo di non aver contatti con il figlio. Per questi motivi la difesa sta valutando la possibilità  di presentare istanza di revoca di questa misura restrittiva. Anche l' avvocato Antonio Carlevaro, legale di Angelo Mammoli, per il quale invece il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere, presenterà  istanza, forse la prossima settimana, al Tribunale della Libertà  per il ritiro o conversione della misura.