di LUCA GUERINI

CIVITAVECCHIA - Strepitoso, esilarante e filologico. Con questi aggettivi si può descrivere lo spettacolo “La vedova scaltra” nato nel 1748 dalla penna di Carlo Goldoni, ma che di anni sembra averne molti di meno per la sua attualità. La forza è soprattutto nel sistema nel quale sono stati uniti dalla sapiente regia di Lina Wertmuller il pubblico del Traiano a quello del 1748 per il quale fu pensata l’opera buffa. Nella platea cittadina infatti ha colpito il gusto di ridere per le scaramucce, per i lazzi e per i giochi di Arlecchino alle prese con la solita cameriera e molti padroni con i quali fare confusione. Al centro della trama s’instaura un letto, come voluto dalla scenografia di Enrico Job, per sottolineare il luogo imputato per corteggiamenti e intrecci amorosi. Il letto è di donna Rosaura interpretata da una bravissima Raffaella Azim rimasta da poco vedova che si trova nelle mira di quattro damerini: uno inglese, uno francese, uno spagnolo ed un italiano. Alla fine attraverso la messinscena da parte della scaltra vedova riuscirà a sciogliere i propri dubbi e scoprire chi dei quattro AZIMla ama veramente. La nota migliore è soprattutto il ritmo e la scelta azzeccata di convogliare in un’ora e quaranta di spettacolo senza sosta il testo di Goldoni. Le battute, infatti, sono risultate naturali al pubblico e non declamate, riuscendo così ad apprezzare la grandiosità di un’opera classica e la propria immortalità. Unica nota stonata un fastidioso allarme esterno al teatro Traiano che ha costretto la stessa protagonista dal suo grande letto a improvvisare stizza tra gli appalusi le risa divertite della platea locale. Un successo dunque strepitoso per il direttore artistico Pino Quartullo che inanella un risultato positivo premiato anche dalla grande affluenza di pubblico presente alle due serate. Prossimo appuntamento fissato per il week-end successivo con Flavio Insinna che presenterà il musical “Senza Swing” per il quale è già da registrarsi il tutto esaurito.