TARQUINIA - Pronto a forme di protesta eclatanti. Così si dice il sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola che da tempo attende risposte in merito alla richiesta di concessione della riserva delle Saline. Nei giorni scorsi il primo cittadino ha spedito una lettera all’Agenzia del Demanio, al ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Corpo Forestale dello Stato e alla Regione Lazio. Con la missiva, il sindaco torna a chiedere con forza l’affidamento della zona umida al Comune.
«Inqualificabile il comportamento dell’Agenzia del Demanio della Regione Lazio - tuona Mazzola - Da molto tempo il Comune di Tarquinia attende una risposta alla richiesta di concessione della riserva delle Saline. Se il silenzio dell’Ente continuerà, l’amministrazione attiverà forme di protesta incisive».
«L’assenza da oltre due anni - prosegue il Sindaco - di un soggetto titolare della concessione ha inevitabilmente prodotto una perdita di valore delle opere realizzate». L’amministrazione è stata infatti concessionaria del compendio dal 2003 ad ottobre del 2008, poi niente più si è saputo. «La mancanza di certezze in merito alla futura destinazione dell’area – scrive il primo cittadino - ha causato l’interruzione di elaborazioni e presentazioni di nuove proposte progettuali. Ciò ha quindi reso sempre più irraggiungibile l’obiettivo del Comune di ripristinare il valore naturalistico e storico-culturale del sito e di garantirne una futura e corretta fruizione da parte dei visitatori».
Dal 1° gennaio del 2011 è stato inoltre perfezionato il trasferimento all’amministrazione (per effetto di legge) di due unità, già dipendenti del ministero dell’Economia e delle Finanze, al fine di disporre di personale esperto che potesse assicurare la custodia della zona umida e soprattutto la corretta circolazione delle acque nelle vasche, oggetto di uno specifico finanziamento ‘‘Life’’ erogato dalla Commissione Europea.
«La mancata assunzione di decisioni circa la futura destinazione della riserva delle Saline da parte dell’Agenzia del Demanio - insiste Mazzola - ha fatto sì che il Comune non solo sia stato costretto a far transitare nei propri ruoli due ulteriori unità di personale (il cui trattamento economico non è ancora chiaro se resterà a carico del Ministero) ma, stante la mancanza di titolarità di diritti sulla zona, abbia comportato la cessazione di ogni attività svolta dagli stessi, con la conseguenza che dal 1° gennaio non è più assicurata in alcun modo la circolazione delle acque all’interno delle vasche».
«Poiché sono convinto che il perdurare di questa situazione provocherà l’assunzione di specifiche responsabilità - conclude Mazzola - esprimo forte sdegno e protesta per il continuo rinvio di ogni decisione e chiedo l’intervento immediato e quanto mai doveroso degli Enti preposti».