GIOVANNI PIMPINELLI

È già passato un anno. Era il 23 febbraio di un anno fa. Non faceva particolarmente freddo, ma neanche c’era un clima decisamente mite. Dopo aver sbrigato le ultime faccende mattutine in redazione, per poter evitare disturbi nel corso del pomeriggio, si può partire per Roma, direzione Tre Fontane, un campo storico della Capitale. Arrivati all’impianto è subito bello vedere l’arrivo dei tifosi del Civitavecchia. Subito spicca la presenza di Roberto Giacomini, già pronto con trombe e coreografie a mettere la partita sul proprio clima. Con un po’ di rammarico, noi giornalisti veniamo a scoprire che la postazione stampa si trova nel settore dello stadio dove ci sono i tifosi della Tivoli, quindi ben lontano da tante persone con cui avremmo voluto vivere insieme la partita. Il motivo è semplice: i tifosi nerazzurri hanno prelevato tutti e 600 i tagliandi a disposizione e quindi non c’è più posto. Nonostante l’obbligo delle mascherine, anche all’aperto, ci si può godere al meglio l’andamento dell’attesissima partita. Lo sguardo delle formazioni non rasserena molto, ma i primi minuti di gioco convincono a dare ragione a Massimo Castagnari. E il Civitavecchia inizia a crederci quando il giovanissimo Bersaglia, inserito a sorpresa tra i titolari, colpisce il palo. Ma l’eroe di giornata è lo stesso della semifinale. Gabriele La Rosa sblocca la situazione, questa volta non con una giocata da cineteca, ma con un gol tiro deviato da un difensore. La punizione di Proietti sembra il preludio alla festa, ma c’è il miracolo del portiere Vento. La Tivoli, che ha stradominato il girone B, alza il baricento e mette sotto assedio la porta di Scaccia, che si deve superare. Ma poi segna De Costanzo, un gol che sembrava praticamente certo per il forcing dei tiburtini. Ormai iniziamo a controllare gli orologi per prepararci ai supplementari. Ma a quattro minuti l’incredibile: rigore per il Civitavecchia. Si presenta Cristiano Proietti. Il suo volto è emblematico, non è un penalty normale. Ma il mancino del centrocampista si infila nella porta della Tivoli. I tre minuti di recupero forse sono i più lunghi della storia calcistica civitavecchiese. Ma al Tre Fontane è finita: il Civitavecchia vince la Coppa Italia di Eccellenza. La voglia è di scendere immediatamente in campo e immortalare ogni momento. Ma mica è facile: la premiazione viene svolta con le spalle alla tribuna stampa, dai cancelli non si riesce ad entrare e gli steward non sono molto collaborativi. Alla fine ce la facciamo: è l’oasi dell’estasi. I sacrifici, gli sforzi, una rosa non proprio ampissima ha retto l’urto con i ravvicinati impegni ogni tre giorni, a causa del gennaio senza partite per via del Covid. Ma è fatta. Chiunque è in preda all’euforia, da capitan Ruggiero al magazziniere “Ninho” Costanzi. Ci mettiamo al lavoro per ascoltare le emozioni dei vincitori e immortalare momenti storici, ne viene fuori una mezz’ora di immagini, è facilissimo coinvolgere anche coloro che sono solitamente più timidi davanti ai microfoni.
«È un ricordo bellissimo - afferma il presidente Patrizio Presutti - probabilmente il più bello della mia vita calcistica. Un ricordo che questa città si porterà dietro per l’eternità. Soltanto pensare che ogni volta che si parlerà di Coppa Italia verrà in mente la nostra impresa, magari anche fra un secolo o forse più, è una cosa bellissima. Questo successo ci unisce, riunisce quel gruppo storico, la nostra città e lo sport. La pagina più bella della mia vita calcistica».
Il gol della vittoria porta la firma di Cristiano Proietti, che è ancora un asso del gruppo nerazzurro, come dimostra la magnifica punizione andata in gol nello scontro delicatissimo contro l’Anzio. «È stato un percorso lungo - commenta il centrocampista Cristiano Proietti - molto duro perché abbiamo incontrato tutte le squadre più forti, a partire dalla Favl Cimini che abbiamo affrontato due volte, per poi passare al Pomezia, alla W3 Maccarese, al Ladispoli. È stata davvero dura, ma abbiamo superato ogni ostacolo, ogni turno che era previsto, poi siamo arrivati in semifinale, quando al 93esimo del match di ritorno con la Cimini eravamo fuori, ma era destino che potessimo vincerla, perché dopo aver prevalso quella semifinale in quel modo con il gol di Gabriele La Rosa, tutti credevamo di poterla vincere. Siamo andati in finale, dove abbiamo dovuto fare i conti con le assenze, come quelle di Pippi, di Samuele Cerroni, di Luciani, di Mancini. Siamo arrivati un po’ corti. Ma abbiamo disputato una grandissima finale. Un aneddoto che ricordo molto bene, che poi è stato spulciato anche dal presidente Presutti in un’intervista, è che prima di entrare in campo Patrizio mi ha preso da parte e mi ha detto che, vista l’assenza di Renan, ci avrei dovuto pensare io a condurre alla vittoria il Civitavecchia, e così è stato. Mi è capitato quel rigore praticamente al 90esimo, fortunatamente ho fatto gol ed abbiamo portato la Coppa a casa dopo 25 anni. Quel ricordo per me è bellissimo, che non dimenticherò mai e che non passerà mai via dalla mente di un nessun civitavecchiese tutto ciò che abbiamo fatto».
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