Lo sport è stato spesso teatro di attentati o vicende di cronaca nera. Si ricordano soprattutto gli attentati nel villaggio olimpico di Monaco 1972, la bomba piazzata alla maratona di Boston del 2013 o l’attentato alla tennista Monica Seles durante una sua partita. Pochi ricordano un episodio che ha fatto molto scalpore in America Latina, occorso al giocatore Andres Escobar Saldarriaga, un difensore di spessore della nazionale colombiana, durante il campionato del mondo in USA nel 1994. Durante la partita proprio contro i padroni di casa statunitensi, commise erroneamente un autogol che diede la possibilità ai nordamericani di vincere 2 a 1 contro i colombiani e di estrometterli dal torneo mondiale. Una volta tornati in patria, qualche giorno dopo l’eliminazione della Nazionale, il calciatore si trovava in un bar nella sua città di residenza, Medellin, famosa ai più per il cartello della droga del narcotrafficante più famoso al mondo come Pablo Emilio Escobar, con il quale condividevano il cognome ma solo per un caso di omonimia. All’uscita del bar Padua, nel parcheggio, venne raggiunto da un ex guardia del corpo del calciatore, Humberto Muñoz Castro, che lo uccise con un sventagliata di mitra il 2 luglio 1994. Il movente non fu mai chiarito del tutto ma pare coincidere con le perdite occorse dai Los Pepes, una banda paramilitare che combatteva contro il cartello della droga di Escobar, nel calcio-scommesse proprio a causa dell’autogol del difensore colombiano. La maglia numero 2 venne ritirata a tempo indeterminato dalla nazionale colombiana almeno fino a quando Ivan Cordoba, giocatore diventato famoso nel campionato italiano per aver militato in club come Venezia e Inter, non la indossò di nuovo in ricordo del difensore ucciso per un’autorete.

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