CIVITAVECCHIA – «Le notizie che stanno emergendo sull’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica, che ha portato al sequestro del Centro Chimico di Santa Lucia a Civitavecchia, destano profonda preoccupazione. Secondo quanto riportato, all’interno del sito sarebbero presenti oltre 20.000 tonnellate di sostanze chimiche tossiche, tra cui iprite e arsenico, residuati bellici provenienti da arsenali dismessi e stoccati in condizioni che potrebbero non essere più sicure per l’ambiente e per la salute pubblica».

A dichiararlo è la consigliera regionale Maretta Tidei, che commenta con fermezza una vicenda che potrebbe configurarsi come uno dei più gravi casi di inquinamento da materiali militari in Italia: «Ovviamente massima fiducia nell’indagine della magistratura, che farà il suo corso. Ma dalle prime ricostruzioni emerge una situazione ambientale potenzialmente gravissima. E questo territorio, che già ha sopportato anni di pressioni ambientali e sociali, non merita di subire l’ennesimo colpo».

L’inchiesta, partita da Reggio Emilia e oggi focalizzata su Civitavecchia, coinvolge alti ufficiali dell’esercito accusati di aver sottovalutato la pericolosità del sito. «Non possiamo attendere in silenzio – prosegue Marietta Tidei –. Chiederemo subito alla Regione e ad ARPA di rendere pubblici i dati in loro possesso e di aggiornare la cittadinanza in modo trasparente. Ma serve anche un’iniziativa del Governo per fare piena chiarezza su una vicenda che, se confermata nei suoi contorni, configurerebbe un vero disastro ambientale».

«Civitavecchia non può continuare a pagare il prezzo di scelte passate e opacità istituzionali. È il momento della responsabilità – conclude la consigliera – e della massima trasparenza da parte di tutte le autorità competenti. I cittadini hanno il diritto di sapere e di essere tutelati».