SANTA MARINELLA - C’è aria di smobilitazione al castello di Santa Severa. Gli artigiani storici del Borgo, stanno andando via, intimati ad abbandonare le botteghe entro il 31 gennaio. Pena una sanzione pecuniaria. «Ci auguriamo che non si tenti di riprendere il vecchio progetto di privatizzazione della presidente Polverini», ha tuonato la leader della coalizione Futuro, Clelia Di Liello, puntando i riflettori sull'intenzione dell'allora governatrice del Lazio di trasformare un «bene pubblico» in un «luogo esclusivo, con ristoranti e alberghi di lusso». Un'ipotesi, ricorda l'esponente politica, che fu fortemente contestata, con i cittadini della Perla del Tirreno che si costituirono anche in un comitato «agguerrito» che aveva solo un obiettivo: far sì che il castello restasse pubblico «a uso e consumo di tutti i cittadini». Obiettivo perseguito, spiega ancora Di Liello, sebbene «con tanti limiti», dalla Giunta Zingaretti. La struttura, così, «iniziò a funzionare in modo aperto e democratico». «Ora - evidenzia ancora Di Liello - la Regione Lazio non finanzia più le attività del Comune per la gestione del Polo Museale. LazioCrea, che gestisce per la Regione, le attività al castello, pare non avere erogato contributi al Gruppo Archeologico del Territorio Cerite che, con azione di volontariato, è presente da anni sul territorio». Nel maniero, poi, «i locali in uso alla Riserva di Macchiatonda, utili per l’accoglienza dei visitatori, sembrano essere destinati ad altre funzioni. Gli artigiani - incalza ancora - sono cacciati via dalle loro botteghe». Da qui l'appello al sindaco Pietro Tidei, all’assessore alla cultura, Gino Vinaccia, alla delegata al castello, Paola Fratarcangeli, «affinché si impegnino per la difesa del castello: risorsa indispensabile per il territorio». «Sappiamo che il sindaco ha chiesto interlocuzione con la Regione e incoraggiamo, ciascuno per la propria parte, a fare più di quanto sia stato fatto finora e di renderne conto alla cittadinanza». Dito puntato anche contro chi «abbia mire predatorie (sulla struttura, ndr). La comunità locale - conclude De Liello - chiede un confronto pubblico con la Regione Lazio per conoscere il futuro del bene, pronta a mobilitarsi dal basso per dare viva voce a quanto le sta più a cuore».

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