TARQUINIA - Ha annunciato le proprie dimissioni. Il presidente dell’Università Agraria di Tarquinia pronto a lasciare la guida dell’ente. Lo ha detto ieri in consiglio, all’ennesima seduta disertata da molti esponenti della maggioranza. Da capire se la notte ha portato consiglio al numero uno di via Garibaldi alle prese con la mancata approvazione del bilancio. Stamane dovrebbe formalizzare quanto annunciato con un tempo di venti giorni per eventuali ripensamenti.

Una vicenda precipitata a suon di consigli andati deserti o quasi. Un vero braccio di ferro politico, secondo i bene informati, che ha finito per portare al collasso l’ente, a pochi mesi dalle amministrative.

Proprio martedì sera era stato il partito democratico a rimarcare la gravità della situazione all’Università Agraria di Tarquinia: «Riteniamo che quanto sta accadendo all’interno di questo ente sia non solo incomprensibile, ma piuttosto, e più preoccupantemente, grave - hanno detto Alice Battellocchi, Giuseppe Piferi e Giuseppe Scomparin - Vorremmo che di ciò prendessero finalmente coscienza anche coloro che lo governano, questo ente. Solo per dovere di cronaca, pur non essendovi il bisogno, vorremmo ricordare che il consiglio dell’Università Agraria avrebbe dovuto riunirsi in data 14 dicembre 2023, con all’ordine del giorno la votazione del bilancio di previsione. La convocazione andava deserta, così come deserta la seconda convocazione del giorno successivo 15 dicembre 2023. Col senso del dovere che ci appartiene, come Partito democratico eravamo presenti in prima convocazione, risultando, e questo è incredibile, l’unica componente del consiglio dell’Università Agraria in quell’occasione, pur essendo una forza di opposizione ed avendo fatto presente già in sede di commissione tutti i nostri dubbi e le nostre perplessità su di un bilancio carente, approssimativo e realizzato male, del quale poche e vaghe spiegazioni ci sono state fornite. Ecco, nonostante la nostra dichiarata contrarietà a quel bilancio, noi ci siamo presentati in quest’aula, nell’assenza di chi invece avrebbe dovuto esserci per votarlo, quel bilancio. Ci ritroviamo invece oggi in una situazione paradossale, che mai potrebbe verificarsi in un contesto normale. Ci viene dunque da credere che qui, di normale, ci sia rimasto ben poco: da quel 15 dicembre infatti non sono pervenute dichiarazioni (e sono passati più di 20 giorni) a giustificazione di quanto accaduto in quella circostanza ma non solo, perché ad oggi ,9 gennaio, siamo qui ad assistere ad una nuova convocazione del consiglio dell’UA in cui, all’ordine del giorno, il bilancio non è presente. E non solo: ad un’altra convocazione del consiglio che va deserta. Qualcuno deve spiegarci come sia possibile tutto questo ed allora permetteteci di fare alcune domande: Per quale motivo assistiamo ad un silenzio assordante che perdura dal 15 dicembre? Perché fino al giorno prima del consiglio abbiamo assistito a dichiarazioni entusiastiche ed anche provocatorie sul bilancio? Nelle quali si paventava di aver “risollevato” l’ente e si rivendicavano presunti risultati che – a quanto pare – mai sono stati raggiunti? Per quale motivo il vicepresidente dell’ente, che pure era stato uno di quelli che maggiormente aveva – pubblicamente a mezzo social – arrogato a questa maggioranza il grande lavoro svolto, non si è presentato a nessuna delle due convocazioni del consiglio proprio su quello che era il frutto, di quel gran lavoro? Perché il presidente del consiglio, che dovrebbe (perché ad oggi non lo è) essere garante del regolare svolgimento dei lavori del consiglio, non ha espresso una parola su quanto sta accadendo, lasciandoci credere che per lui tutto ciò sia perfettamente normale? Come fa un’amministrazione “senza numeri” sul bilancio, a pensare di convocare un consiglio senza riportare all’ordine del giorno quello stesso bilancio? Ma togliamo dall’equazione la retorica ed andiamo sul concreto, chiedendo ciò che davvero importa: Questa amministrazione ce li ha i numeri per governare? Si o no? Questa amministrazione ha intenzione di votarlo, il bilancio? Si o no? Questa amministrazione ha la capacità di essere autonoma dalle beghe politiche interne che la stanno – anzi – diciamolo, che l’hanno già sgretolata? Si o no? Ecco presidente, il Partito democratico è sempre stato disponibile al dialogo sulle (riconosciamocelo, poche) proposte di questa amministrazione: esercitiamo il nostro ruolo di forza di opposizione secondo coscienza ed in modo puntuale, nel merito di ogni singola scelta o decisione. Ci piacerebbe – presidente – poter dire che la sua maggioranza si sia ravveduta ed abbia preso coscienza che quel bilancio era improponibile. Tuttavia gli entusiasmi che avevano accompagnato quella famosa commissione, e i giorni successivi, fino al “grande silenzio” delle due sedute deserte, ce lo impediscono. Il rispetto nei confronti dell’ente che siamo stati designati ad amministrare, agli elettori che ci hanno dato fiducia ed ai cittadini tutti nell’interesse dei quali amministriamo questo ente, ci impongono di dichiarare in maniera forte ed inappellabile che non siamo disposti ad accettare che l’Università Agraria di Tarquinia non solo continui ad essere amministrata in maniera vaga ed approssimativa, senza un progetto di breve, medio o lungo termine, ma che in questo momento si trovi addirittura ad essere schiava di dinamica ed accordi politici che nulla hanno a che vedere con la stessa. Ma d’altro canto quest’avventura è nata con un accordo “di convenienza” – e voi lo sapete bene – e sta morendo per quelle stesse logiche. Nel mezzo il nulla».

«Ciò detto, e premettendo che la discussione sull’eventuale adesione alla “Sua” era certamente argomento d’interesse così come molte erano le questioni che avremmo voluto sollevare nel merito, ci siamo rifiutati di prendere parte ad un consiglio-farsa nel quale, in assenza del bilancio, ci saremmo aspettati piuttosto di vedere all’ordine del giorno le dimissioni di giunta e presidente. Eppure il niente, il “deserto”, è proprio il caso di dirlo. L’ennesima pessima figura di questa maggioranza che è una mancanza di rispetto nei confronti dell’ente, di chi lo amministra (e quindi anche di voi stessi) nonché dell’intelligenza dei cittadini che – ve lo ricordiamo – sono i proprietari dello stesso».

Ieri poi quello che ha avuto i contorni dell’ultimo atto.

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