Roma, 13 mag. (Adnkronos/Labitalia) - LIntelligenza Artificiale (IA) sta crescendo rapidamente in Italia, con il 63% delle aziende di grande dimensione che ha già adottato o intende adottare questa tecnologia. Questo livello di adozione si potrebbe tradurre in un aumento complessivo della produttività per le aziende italiane pari a 115 miliardi di euro. È quanto emerge dallo studio 'Lo stato dellarte dellIntelligenza Artificiale nelle aziende italiane - Adozione, impatti e prospettive', realizzato da Minsait, società del Gruppo Indra leader nei nuovi ambienti digitali e nelle tecnologie dirompenti, e da The European House - Ambrosetti. Il nostro studio mostra unimportante crescita dell'adozione dell'IA da parte delle aziende italiane, che si riscontra in generale in una fase di curiosa sperimentazione, lavorando prevalentemente su innovazioni incrementali, piccole trasformazioni e miglioramenti graduali, mentre la trasformazione radicale di prodotti, modelli di business o processi core è ancora rara. Questo approccio per piccoli passi è necessario e comprensibile ma non può essere la norma se le aziende Italiane vogliono giocare un ruolo da protagonista nelleconomia dellintelligenza artificiale. Nellutilizzo dellIa, dobbiamo passare dal fare cose più velocemente al fare cose radicalmente nuove. E questo richiede leadership, capacità di visione, investimenti su dati, competenze e modelli organizzativi, ha affermato durante levento Erminio Polito, amministratore delegato di Minsait in Italia. Lo studio di Minsait e The European House - Ambrosetti analizza il livello di adozione dell'Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane e offre raccomandazioni per favorirne l'implementazione. È stata quindi condotta una survey che ha coinvolto circa 280 aziende italiane di grandi dimensioni (più di 250 adetti) e appartenenti a più di 15 settori produttivi, con lobiettivo di indagare come le imprese italiane si posizionino nelle seguenti 5 aree di interesse: adozione, readiness, effetti su organizzazione e lavoro, opportunità e impatti, adeguamento normativo. La prima delle aree strategiche analizzate per comprendere come lintelligenza artificiale stia trasformando il tessuto produttivo italiano è il livello di adozione della stessa. I dati rivelano una fotografia composita: il 38,2% delle imprese ha avviato percorsi concreti di implementazione o sperimentazione e il 25,2% prevede di adottare soluzioni di AI nel prossimo futuro. Il 21% delle aziende è, inoltre, nella fase di implementazione estesa su scala aziendale. Di contro, cè però un 35,4% che dichiara di non aver intenzione di adottarla. Tra le imprese che stanno già utilizzando lIa, i casi duso più diffusi riguardano attività a supporto dellIt e dei processi: gestione e analisi dei dati (35,4%); supporto It tramite chatbot (23,2%); analisi predittive e automazione del back-office (entrambi al 22,2%). Più in generale, emerge come ladozione dellIA sia oggi prevalentemente orientata allottimizzazione operativa, più che alla trasformazione strategica del business. Viceversa, tra le imprese che non hanno ancora adottato soluzioni di intelligenza artificiale, emergono tre principali barriere: difficoltà organizzative (23,9%); livello ancora sperimentale delle tecnologie (21,9%) e mancanza di competenze interne (20%). Accanto a queste motivazioni, si registrano anche ostacoli legati allassenza di chiari casi duso e alla gestione dei dati, mentre risultano meno rilevanti gli aspetti normativi e i costi. In merito alla capacità delle imprese italiane di cogliere concretamente le opportunità offerte dallIa, le imprese italiane si sentono pronte a partire sul fronte dei dati (il 43,3% ritiene di disporre di dati di qualità e in quantità sufficienti per avviare progetti di intelligenza artificiale), mostrano invece debolezze su competenze, infrastrutture, governance e casi duso. Circa il 70% delle aziende però non ha ancora una strategia definita per lIa; tra quelle che ce lhanno, il piano è spesso gestito dallIt, con un coinvolgimento minimo del top management. I budget sono limitati: quasi la metà delle aziende investe meno del 5% del budget digitale in Ia, e nel 38% dei casi lammontare complessivo è inferiore a 50.000 euro annui. Impatti su organizzazione e lavoro: grazie allIA due terzi delle aziende ha riscontrato un miglioramento dellefficienza operativa. Una su due lamenta però la mancanza di competenze. Fra le aziende italiane prevale una visione più orientata allefficienza che alla trasformazione. Il 64,7% delle aziende dichiara, infatti, di aver riscontrato, grazie allintroduzione dellIa, un miglioramento dellefficienza operativa. Tuttavia, solo una minoranza segnala cambiamenti più profondi come lautomazione di attività ripetitive (15,2%) o la creazione di nuovi flussi di lavoro (9,1%). Anche dal punto di vista delle competenze richieste emerge una visione prevalentemente tecnica: il 58,1% degli intervistati individua nelle hard skills il fattore prioritario per governare lintelligenza artificiale, mentre le competenze digitali di base e le soft skills seguono a distanza. Sul fronte delle soft skills, solo unazienda su dieci le indica come prioritarie, sebbene tra queste il problem solving (58,7%) e la comunicazione (33,9%) siano le più valorizzate. Il 50% delle imprese evidenzia, inoltre, una carenza di competenze e know-how sullintelligenza artificiale che ostacolano la capacità di evoluzione organizzativa. Una carenza che riflette una tendenza più ampia a livello Paese: meno di una persona su 2 possiede competenze digitali di base, e per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass fissati al 2030 - che prevede l80% della popolazione adulta alfabetizzata al digitale - sarà necessario colmare un gap di 15 milioni di cittadini. Sebbene ci troviamo in un contesto di implementazione ancora giovane, gli impatti percepiti sullaumento della produttività sono già significativi: un terzo delle aziende segnala benefici compresi tra l1% e il 5% (a fronte di una crescita media nazionale intorno all1% negli ultimi 20 anni). Incrociando gli impatti sulla produttività con i fatturati delle aziende rispondenti, si tratterebbe di un aumento medio della produttività aggregata del 3,2% oggi e del 4,3% nellarco di 18-24 mesi. Se parametrato sul fatturato italiano (pari a circa 3,6 trilioni di Euro) si tratterebbe di un aumento di 115 miliardi. Il tempo guadagnato grazie allIA viene reinvestito soprattutto in formazione del personale, qualità dei prodotti e ricerca e sviluppo, con lobiettivo di generare impatti più diffusi e strutturali nel medio periodo. Lultima area indagata dalla survey riguarda ladeguamento normativo, con particolare attenzione allAi Act europeo. Si tratta di un tema centrale per comprendere non solo come le aziende recepiscano il nuovo quadro regolatorio, ma anche quanto siano pronte ad allinearsi ai suoi requisiti. La percezione dellAi Act da parte delle aziende italiane è, in larga parte, positiva. Più di due realtà su tre vedono nella normativa europea unopportunità per rafforzare governance e trasparenza. Solo una minoranza lo interpreta come un ostacolo o come una fonte di incertezza. Tuttavia, a fronte di questo potenziale riconosciuto, le azioni concrete per adeguarsi al nuovo quadro sono ancora limitate: oltre il 56% delle aziende dichiara di non aver ancora messo in campo alcun intervento in tal senso. Le iniziative attivate, quando presenti, sono ancora frammentate e spesso circoscritte a valutazioni preliminari o programmi di alfabetizzazione. Il principale ostacolo alladeguamento risulta essere, ancora una volta, la formazione. Quattro aziende su dieci segnalano infatti la necessità di sviluppare competenze specifiche sul tema normativo. A seguire, emergono difficoltà legate alla mancanza di linee guida chiare (18,2%), alladeguatezza delle infrastrutture It (17,2%) e ai costi per garantire la compliance (16,2%). Per affrontare la sfida delladozione e dellimpatto dellIntelligenza Artificiale in Italia, è fondamentale una strategia nazionale che promuova un utilizzo diffuso e produttivo della tecnologia, in grado di rafforzare la competitività del Paese. Le priorità strategiche per lItalia devono includere, secondo lo studio: stanziare risorse per sostenere una strategia nazionale per lIA che sia chiara, supportata da adeguate risorse finanziarie e strutturali, e che favorisca la diffusione della tecnologia in tutti i settori chiave; rafforzamento dei fattori abilitanti, dalle infrastrutture digitali, alle competenze; promuovere lIa nelle Pa favorendo forme strutturate di collaborazione tra pubblico e privato attraverso reti, laboratori condivisi e sinergie, come leva strategica per accelerare le sviluppo e limplementazione di soluzioni di Ia accessibile e inclusiva; fornire modelli di riferimento e casi duso concreti per sostenere la definizione di strategie aziendali sullIa. Sostenere ladozione dellIa sui territori e nelle piccole e medie imprese. Per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass (90% delle pmi con un livello base di digitalizzazione) ci mancano oltre 126.000 pmi italiane con unintensità digitale di base. Queste priorità dovranno essere sviluppate in modo coordinato tra le istituzioni pubbliche, il mondo dellimpresa e il settore educativo, per creare un ecosistema favorevole alladozione e allinnovazione tecnologica, in grado di elevare la competitività dellItalia a livello globale. LIntelligenza Artificiale non è più una tecnologia emergente. È diventata una leva critica per la competitività delle imprese. Chi oggi guida unorganizzazione sa che ladozione dellIa non è una scelta accessoria, ma una decisione strategica, destinata a ridefinire il vantaggio competitivo, il modello operativo e la cultura aziendale. Ha dichiarato Erminio Polito, amministratore delegato di Minsait in Italia, che ha aggiunto: i dati raccolti in questo rapporto lo confermano: ladozione su larga scala dellIA potrebbe generare fino al 18% del pil italiano in valore aggiunto, rendendola una leva decisiva per la competitività del sistema-Paese. Ma per liberarne appieno il potenziale occorre colmare ritardi strutturali nei principali fattori abilitanti digitalizzazione, infrastrutture, competenze e regolazione che oggi ne limitano la diffusione. Questo rapporto rappresenta più di una semplice analisi: è un invito esplicito alla collaborazione tra centri di ricerca, università, imprese, istituzioni e cittadini, affinché lIntelligenza Artificiale sia una forza positiva capace di generare crescita economica e sociale sostenibile e condivisa. Questo studio mostra con chiarezza che lIntelligenza Artificiale non è più una frontiera da esplorare, ma una leva da attivare, con urgenza e visione strategica. Se il 63% delle grandi aziende italiane ha già avviato percorsi di adozione o intende farlo a breve, abbiamo davanti un potenziale concreto: fino a 115 miliardi di euro di incremento di produttività sul fatturato aggregato e un effetto sistemico sullintero tessuto industriale. Per cogliere appieno questo impatto, serve unazione coordinata su quattro fronti: competenze, infrastrutture, governance e casi duso concreti. LIa può diventare il motore per rendere il nostro sistema economico più competitivo, inclusivo e sostenibile, ha dichiarato Corrado Panzeri, partner di Teha Group & head of InnoTech Hub.