LADISPOLI - De territori con una «loro omogeneità» con delle «infrastrutture strategiche» come il porto di Civitavecchia, l'aeroporto di Fiumicino, i siti Unesco di Cerveteri e Tarquinia, con una «politica del mare comune» che, insieme, fuori da Città Metropolitana di Roma Capitale potrebbero mettere in atto una serie di azioni e provvedimenti volte «allo sviluppo del territorio». Insomma: un conto è che le decisioni per questo territorio, vengano prese da Roma, un conto è invece che vengano prese «da un organismo snello, veloce che respira il territorio e che stilerà dei provvedimenti calzanti allo stesso». Non più dunque un «comune predominante» ma «un protagonismo diffuso» dove «non ci sarà più un comune dominante, ma tutti avrano un ruolo: ognuno per la propria vocazione». A illustrare il progetto della nuova provincia, Porta d'Italia, è stato il professore Enrico Michetti, relatore del progetto. Ma la nuova provincia rischia di essere un "nuovo carrozzone"? Per il professor Michetti la risposta è no: «Già il fatto che si chiami provincia a protagonismo diffuso la dice lunga», ha spiegato. E i tempi di attuazione? L'arco temporale, per il professor Michetti è di un anno. Spetterà prima ai consigli comunali decidere se entrare a far parte di "Porta d'Italia", successivamente si dovrà passare dal Parlamento con «un'iniziativa parlamentare, perché le province - ha spiegato - si istituiscono per legge».

E di una grande possibilità e di un progetto «rivoluzionario», ha parlato anche il sindaco di Ladispoli, Alessandro Grando: «Oggi inizia un percorso anche di partecipazione», ha proseguito il primo cittadino ladispolano. Prima di andare avanti, però, se ne continuerà a parlare, come fatto martedì in aula consiliare, con la cittadinanza e con le associazioni di categoria interessate. Una cosa per Grando è certa: con una nuova provincia si avranno più possibilità di intervenire «sulle politiche che vanno a ricadere sui territori, sugli investimenti, sulle infrastrutture». Chiaro però che il progetto «deve mettere d'accordo tutti» indipendentemente dal colore politico alla guida della città. E per possibili finanziamenti? «La nuova provincia - ha spiegato ancora Grando - avrebbe ovviamente il suo budget a disposizione, da investire sui comuni interessati». Insomma: «Economicamente - ha concluso il sindaco - non dovremmo perdere nulla, anzi dovremmo andare a guadagnare qualcosa».

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