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CIVITAVECCHIA – È rientrato a casa il gruppo di civitavecchiesi – sei persone tra cui il presidente della Coser Sport cesare Muzi e la sua famiglia – che era in Marocco nel momento del devastante terremoto di magnitudo 7 che fa contare oggi oltre 2.100 morti e più di 2400 feriti. Una tragedia che i civitavecchiesi possono per fortuna oggi raccontare, dopo essere tornati in Italia. La paura è stata tanta, ma per fortuna stanno tutti bene.
I sei hanno trascorso la loro vacanza a Marrakech, nella Medina, visitando la città ed i suoi angoli più affascinanti e suggestivi. Attorno alle 23 di sabato si trovavano in un ristorante nella parte nuova della città. «Abbiamo sentito una grande vibrazione, una fortissima scossa di terremoto – ha raccontato Muzi – e siamo subito usciti, insieme a tutti gli altri clienti, camerieri, proprietari: tutti in strada». La paura è stata tanta, soprattutto nel vedere i danni causati in pochissimi attimi attorno a loro. «Per fortuna l’edificio dove si trova il ristorante era nuovo, per cui i danni sono stati limitati alla caduta di qualche calcinaccio – ha aggiunto Muzi – ma nella parte vecchia delle città è stato devastante. Anche nel nostro riad si sono registrati grandi danni. Abbiamo deciso di raggiungere la struttura dove albergavamo e anche lì erano tutti in strada». Per arrivare non è stato semplice, c’erano macerie ovunque lungo il tragitto.
I civitavecchiesi, che da programma sarebbero comunque dovuti ripartire dal Marocco con il volo delle 16.30 di sabato pomeriggio, hanno però deciso, in piena notte, di riprendere tutti i bagagli e recarsi nella piazza principale, dove tra l’altro è crollato minareto di una piccola moschea. In migliaia si sono riversati per le strade della città nuova di Marrakech e nei vicoli della Medina. Lo ha confermato anche il gruppo. «La piazza era piena di gente – ha aggiunto Muzi – senza aver neanche dormito, abbiamo deciso di salire su un taxi e raggiungere l’aeroporto, chiuso una volta arrivati a destinazione, per dei sopralluoghi in corso. Siamo riusciti ad entrare attorno alle 2 di notte, ci siamo “accampati” qui in attesa dell’aereo».
Attorno alle 13.30 quindi il check in per poi salire sull’aereo con partenza alle 16.30. In valigia la paura per quanto vissuto nelle ultime ore di permanenza in Marocco e la consapevolezza di poterlo raccontare tornando a casa.
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