LADISPOLI – Tra Roma e Civitavecchia, lungo la linea ferroviaria, quando fu inaugurata nel 1859, c'era solo una "tappa" possibile: la stazione di Palo, successivamente rinominata Palo Laziale. Una stazione fondamentale fino agli anni '50, come racconta l'ex sindaco ladispolano, Crescenzo Paliotta che punta i riflettori su due importanti "cimeli" che quella stazione, ancora simbolo della nascita e crescita di un intero territorio, conserva ancora oggi ma che rischiano di perdersi a causa della mancata manutenzione: le antiche cisterne.
«Dalla foce del Tevere fino al castello di Palo non esisteva nulla. E da Palo a Civitavecchia c'era solo il castello di Santa Severa. All'epoca Palo era strategicamente importante perché, essendo a metà della tratta, garantiva un rifornimento ai treni a vapore». Proprio qui erano stati realizzati, infatti un grande magazzino merci e due grandi cilindri con funzione di serbatoio per le locomotive a vapore. Ma non è tutto. La stazione di Palo consentiva l'evitamento ai treni che viaggiavano su un unico binario da e per Civitavecchia: c'era, cioè, un nodo di scambio per evitare la collisione. E sempre da Palo partiva la sabbia nera contenente magnetite, diretta a Terni. Uno scalo importante, insomma, fino agli anni 50 con una seconda piccola linea che portava i bagnanti di allora, da Palo fino alla piazza per poter godere del mare.
Stessa linea peraltro utilizzata per trasportare, appunto, la sabbia nera dalle spiagge ladispolane ai treni diretti a Terni per la lavorazione.


«Da vari anni la stazione non è più attiva per passeggeri e merci - racconta ancora Paliotta - ma la struttura dell'impianto è rimasta intatta e costituisce un importante esempio di archeologica industriale dell'800. I due cilindri adibiti un tempo a serbatoi sono ben visibili alla fine della strada che porta al piazzale della stazione: è evidente - sottolinea Paliotta - lo stato di non perfetta manutenzione e la necessità di intervento da parte delle ferrovie». E proprio in tal senso «ci sono state varie sollecitazioni». La base dei manufatti è «molto erosa e rischia la stabilità», spiega l'ex sindaco ladispolano e necessita dunque di un recupero.
«Abbiamo segnalato la cosa anche alla Sovrintendenza - aggiunge - perché non vorremmo che venissero eliminate, visto il loro valore storico - ambientale. La responsabile della Sovrintendenza ci ha assicurato che sui manufatti, così come sull'area, esiste un vincolo e dunque Ferrovie non può eliminare nulla senza il loro parere». Obiettivo della conservazione delle cisterne? «Da un lato sicuramente quello relativo alla sicurezza - conclude l'ex sindaco - dall'altra parte c'è però l'esigenza di non eliminare un pezzo di storia».
Del resto, è proprio nella piccola stazione di Palo laziale che Gabriele D'Annunzio incontrava furtivamente la sua amata, Barbara Leoni. ("L’Etrusca Alsio risorgerà con altro nome: si chiamerà Ladispoli... per chi vedrà questa città nuova, sorgerà nell’anima la visione di future città italiche, sotto il cielo della gloria, al sole della civiltà..." - Gabriele D'Annunzio, maggio 1888).

©RIPRODUZIONE RISERVATA