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LADISPOLI - Il ritrovamento di alcuni "pezzi" di binari sulla spiaggia di Torre Flavia riaccende i riflettori su quello che può essere definito "l'oro nero" della città balneare e sui suoi utilizzi: la sabbia nera. Una caratteristica, quella delle spiagge ladispolane determinata dalla magnetite proveniente dalle zone del complesso vulcanico Sabatino (il lago di Bracciano) e dell'azione delle acque meteoriche su tufo e pozzalone, arrivate sin sulle coste ladispolane tramite i fiumi Vaccina e Sanguinara. Ma cosa c'entra con tutto ciò la ferrovia che arrivava sin a Torre Flavia? Intorno al 1936 la società Terni ottenne la concessione "Palo - Sanguinara" (che manterrà fino agli anni '60) con il picco dello sfruttamento che si concentrò durante la Seconda Guerra Mondiale e intorno agli anni '50.


Per trasportare la sabbia, come spiegato da diversi studiosi, nella città balneare vennero utilizzati impianti e macchine separatrici di medie e piccole dimensioni. Veniva inoltre utilizzata l'acqua del mare per agevolare la decantazione e la separazione della magnetite dalla sabbia. Questo processo negli anni '50 venne migliorato con l'uso di macchine separatrici elettromagnetiche che si comportavano come delle grosse calamite che trattenevano il materiale ferroso presente nella sabbia. Da ricerche di archivio, inoltre, risulta essere presente anche una benna che si muoveva su binari lungo la linea della spiaggia: questa raccoglieva la sabbia che arrivava all'impianto di separazione elettromagnetica situato sull'arenile, tramite nastro trasportatore. Dall'impianto, il minerale ottenuto veniva poi riversato su dei carrelli lungo i binari. E proprio prima della Guerra a Torre Flavia era stato realizzato un binario che arrivava fino alla stazione di Palo (con i carrelli che si direzionavano da vi Ancona al mare). Qui i carrelli venivano svuotati all'interno di carri ferroviari per essere condotti agli impianti siderurgici a Terni. Successivamente, invece, ossia nel Dopo Guerra il minerale ferroso veniva accumulato in un deposito su via Fontana Morella e trasportato a Terni tramite dei camion.
Ma a cosa serviva la magnetite estratta dalle sabbie nere di Ladispoli? Da alcune ricerche effettuate dal professor Paolo Perini, del Dipartimento di geologia dell'Ispra, la magnetite ricavata dalla sabbia nera ladispolana è stata utilizzata (benché manchi una specifica documentazione che lo accerti al 100%) per la produzione dell'acciaio utilizzato dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico per la costruzione della capsula del batiscafo Trieste che nel 1960 permise a Jacques Picard e Don Walsh di raggiungere la profondità di 11.521 metri, nella Fossa delle Marianne, nell'oceano Pacifico.
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