CERVETERI - La sua famiglia manda avanti l'azienda, col sudore della fronte e la fatica delle braccia, da ben 60 anni. E ora quell'azienda rischia di non poter essere tramandata alle generazioni future, a cominciare dai suoi figli. Sono arrivati al punto di non ritorno ed è per questo che chiedono aiuto ai cittadini, alle istituzioni, tutte: da chi va a comprare pasta, pane, latte, ma anche frutta e verdura, o un pezzo di carne al mercato; a chi detta le leggi da rispettare per continuare a lavorare. Sono gli agricoltori italiani. Guido (portavoce del presidio di Torrimpietra) ha solo un "sogno" nel cassetto: «Portare avanti la mia azienda e tramandarla ai posteri». Me le regole sempre più stringenti, i divieti imposti dalle politiche comunitarie, i prezzi sempre più alti per gli utenti finali e guadagni sempre più marginali per chi invece quotidianamente si sveglia all'alba per coltivare la terra, stanno rendendo questo desiderio, questo sogno, praticamente impossibile. «L'Italia - ci spiega - è il Paese con la maggior sicurezza e controllo sugli alimenti in Europa e al mondo. Negli altri Paesi è permesso l'uso di prodotti qui vietati. Per loro (per gli altri, ndr) è dunque più semplice coltivare con i prodotti che costano meno». Concorrenza sleale insomma. «La grande distribuzione ci sta affossando», gli fa eco l'agricoltore etrusco, Giuseppe De Angelis. «I costi delle nostre materie prime hanno superato i ricavi che otteniamo dalla vendita del nostro prodotto».

UNA BATTAGLIA PER TUTTI: ANCHE PER I CONSUMATORI
Presidi, proteste, blocco del traffico, incontri con i cittadini e con le istituzioni locali. Una dura battaglia per chiedere un tavolo di confronto con il Governo. La lotta degli agricoltori non è solo per salvare le loro terre e il loro lavoro. Non è solo per conservare un futuro ai loro figli. «Lo facciamo anche per il consumatore», spiega ancora Giuseppe. «Se ad un allevatore il latte prodotto viene pagato 48 centesimi e sugli scaffali lo troviamo a 2,30 euro» il problema è di tutti. Anche per chi alla fine vorrebbe solo acquistare un prodotto di qualità guardando anche alle finanze domestiche. E in un tempo di rincari, di un innalzamento del costo della vita ma non degli stipendi mensili, anche fare la spesa Made in Italy, e portare così in tavola prodotti di qualità, inizia a diventare un problema non di poco conto. E allora ci si accontenta, acquistando quel che si può, che costa meno, con uno svantaggio: «Ci ritroviamo prodotti (quelli utilizzati per la coltivazione, ndr) da noi vietati da 30 anni». Le imprese estere, «ci battono sulla produzione per ettaro. Iniziamo ad andare in difficoltà. Non riusciamo più a sostenere i costi di produzione». E il rischio, allora, è quello di veder sparire le eccellenze tutte italiane.
LE RICHIESTE
Gli agricoltori oggi vorrebbero solo una cosa: un confronto con il Governo. L'apertura di un tavolo interistituzionale con rappresentanti del mondo agricolo provienienti da ogni regione per cercare di trovare, insieme, delle soluzioni che non affossino del tutto un sistema ad oggi in serio pericolo. Ma di quel tavolo, di quell'incontro, richiesto da oltre due settimane, «ancora oggi - spiega ancora Giuseppe - non c'è traccia». Assenti "ingiustificati" anche i sindacati della categoria. «Sembra ci abbiano abbandonato» o ancora peggio: «Sembra stiano cercando di strumentalizzare la nostra protesta - aggiunge Guido - per fini politici e questo ci fa soffrire. Non siamo tutelati».

PRESIDIO AD OLTRANZA
E così, senza nessuna sigla sindacale di categoria alle spalle che tuteli gli agricoltori in questa fase molto delicata, il comparto si sta muovendo «a spese nostre», «abbandonando le nostre aziende». «Stiamo cercando di proteggere la nostra vera agricoltura, l'agricoltura italiana, perché i prodotti che produciamo sono i più controllati al mondo».
LE POLITICHE COMUNITARIE E QUELLE ITALIANE
E se a preoccupare sono anche le politiche comunitarie, con il Grean Deal, il divieto di coltivare il 4% dei terreni, il divieto di utilizzare determinati prodotti per la coltivazione dei campi, ad oggi, il comparto chiede solo una cosa: essere ascoltato, intanto, dal Governo di appartenenza. Quello italiano. «Se i nostri politici non ci ascoltano - prosegue ancora Guido Marini - come può ascoltarci l'Europa?». E allora: senza risposte, senza quel tavolo di incontro e di confronto, il presidio andrà avanti ad oltranza.
L'INCONTRO CON LE ISTITUZIONI ETRUSCHE
Per cercare, così, di sbloccare la situazione, e vedere finalmente la convocazione del tavolo, gli agricoltori del territorio hanno incontrato prima i consiglieri (di maggioranza e opposizione) del comune di Fiumicino, dal quale hanno ricevuto sostegno; e successivamente anche quelli etruschi.

«Abbiamo ascoltato le testimonianze dei nostri agricoltori che ormai da settimane protestano con il presidio permanente di Torrimpietra», spiega il sindaco Elena Gubetti. «Ho espresso il mio totale sostegno e solidarietà al mondo agricolo che ha bisogno del nostro supporto quotidianamente. L'agricoltura è uno dei settori più importanti dell'economia italiana e ovviamente anche del nostro territorio, da sempre caratterizzato da una grande vocazione agricola. Abbiamo il dovere - aggiunge ancora il primo cittadino - di tutelare i nostri agricoltori e gli eccellenti prodotti della nostra terra. Educare alla consapevolezza della qualità dei prodotti Made in Italy importante strumento per una cultura alimentare sana. Gli agricoltori mi hanno invitato ad essere presente al pranzo che si terrà il 24 febbraio presso il Presidio di Torrimpietra a partire dalle 12. Condivido con voi l'invito sperando di vedervi in tanti a partecipare, io ci sarò per dare supporto ai nostri agricoltori che non devono restare soli in questa battaglia. Sarà per loro occasione per spiegarci i motivi della protesta, ma anche per farci degustare qualche prodotto della terra, frutto del loro duro e straordinario lavoro che è dovere di tutti tutelare e difendere».


UN LEGAME CON LA COMUNITA'
«Il presidio resta», conferma Guido. E per cercare di sensibilizzare anche la collettività, il consumatore finale, gli agricoltori "aprono" le porte della loro "nuova casa", quella al chilometro 29.7 della statale Aurelia a tutti i cittadini. «Sabato 24 febbraio a partire da mezzogiorno offriremo un pranzo a chiunque voglia venirci a trovare». Un pranzo, ovviamente, a base di prodotti esclusivamente Made in Italy.